232 l’ antica enti d’oro, e chigento mila di argento. Così si avessero a-scoltate le predizion del moriente sulla elezione del Foscari e sulla opinion delle guerre, eli’ebbero effetto dopo, una delle quali avea egli sospeso in Senato, nella proposta lega coi Fiorentini, contro il duca Visconti I Non meno utile e grande fu Pietro, doge secondo nel -1474, che, guerriero insigne, colse palme e trofei, come capitano generale contro i Turchi, e vinse Salalio, città dell’Asia minore, e Smirne distrusse, illustre patria di Omero, e col ferro e col fuoco tutte devastò le riviere dell’Asia e della Grecia, ricco tornando di opime spoglie, e i Turchi espulse dalla Coramo-nia, ed espugnava Sichino, Corinto e Seleucia, e nell’ assedio di Scutari difendea la fortezza e tutta l’Albania, rimasta fedele al Dominio, per il senno magnanimo del prode provveditor Loredano. Così il Mocenigo ricompensava la Repubblica, con altrettante vittorie, dei danni sofferti, per la perdita di Negroponte, che tentava di riconquistar ISico-lò, Procuratore, nel 1480, come schermendo dalle cospirazioni e dalle insidie la regina di Cipro, quale luogotenente dell’isola, conservava a miglior tempo il possesso olla patria di quella nobile, ricca, ma troppo ambito corono. Nè moncherebbero prove nel regno dei terzo doge di questo casa, Giovanni, nel 1477, dell’ amore da lui dimostrato allo patria, giovata col brando e col mansueto genio di pace, principale avvedimento dei principi illuminati. Poiché guerreggiando contro il duca di Ferrara e il re di Napoli, accrebbe il territorio veneziano di molli luoghi del Polesine di Rovigo, indusse poscia Maometto o un armistizio, per cui ebbe la Repubblica il privilegio di mandare ogni anno residente uno de’suoi nobili Senatori col titolo di Railo olla corle di Costantinopoli, e la pace fu per esso conclusa coi principi d’Italia. Tale spirito di concordia e decoro, prezioso per l’incremento e la conservazione degl’ imperi, era nell’indole ingenito dei Mocenigo, e nel secolo XY si ricorda