DEL SEPOLCRO 259 S.Zaccaria e S.Lorenzo. In processo di tempo si ampliava il monastero splendidamente, poiché il palazzo delle due torri, di proprietà della famiglia Molin, che dato aveasi al Petrarca, fu conceduto più tardi dai possessori, verso congrua ricompensa, col pieno consentimento del Senato, a queste monache Francescane, che se ne valsero per estendere e rendere più comodo il loro chiostro. Fioriva a quella stagione il Vittoria, e venne esso chiamato a disegnare il nuovo portone del monastero da Tommaso Giannotti detto Rangone, medico e filologo di Ravenna, che stanziato sulle lagune, ove molto valsente avea colla estesa sua pratica accumulato, impiegar volle 1’ onorato frutto di sue dotte fatiche in opere di pietà religiosa, e la spesa quindi sostenne anche di questa porta magnifica. Alla quale dava compimento un' iscrizione, e la statua del Ravennate, scolpita in pietra con gran franchezza dal Vittoria medesimo. Ora si il simulacro che 1’ urna, coll’ iscrizione, esistono nel Seminario Patriarcale, formando parte di quel museo e lapidario antico, e sotto la statua leggesi a penna: Thomas Philologus : 1’ urna però difetta di epigrafe alcuna. Il monastero grandioso, elevato, come tuttora scorgesi, in tre piani, era diviso in due parti : avea due ampli cortili, circondati da portici, con un gran pozzo nel mezzo. La parte corrispondente al brefotrofio degli esposti è dell’ altra più piccola, non ha plaga verso mezzo giorno, perchè occupata dalla chiesa e dalla casa contermine, ora sopra la Farmacia all’ insegna del Doge, eh’ era residenza del confessor delle monache, e conserva tracce dell’architettura del medio evo nei balconi del primo piano, e nella porta d’ingresso a piè del ponte. L’altra parte, cioè la più grande, ha l’ingresso principale sulla riva degli Schiavoni; gli si apre dinanzi un amplissimo e maestoso cortile: vedeansi, negli ottimi luoghi terreni, oltre il coro e i parlatorii, cucine, lavanderie, refettorio, panetteria e forno: l’ocqua del