DEL PALAZZO DUCALE 253 mai dato indizio di strappiombo, e avendo all’ incontro resistito per secoli ai disastri del fuoco, dell’ acqua e degli scuotimenti. Egualmente più grossa è la colonna nella loggia superiore, che segna nell’ interno il confine della prima fabbrica del Calendario, cioè quella parte rinnovata al suo tempo, e non proseguitasi che sotto il principato del Fo-scari, sino alla porta della Carta, quando si riedificava, per mozione del Mocetiigo, che pagò la multa di mille ducati in Senato, onde poter metter la parte di demolire e rifabbricare il palazzo, quel vasto e sovrano edilìzio, che sovrastando per la dignitosa sua mole a tutte le fabbriche circostanti, sembra signoreggiare la laguna e la città. Laonde fu ben detto che quel palazzo è miracolo di sodezza iniieme e di agilità, e manifesta la sua principesca e repubblicana destinazione nell’ampiezza e regolarità delle sue sale, nella solitaria maestà de’ suoi pogginoli, e nell’ ardimento delle sue basi, composte di colonne, quasi per incanto fatte abili a tanta mole. SULLA TRADIZIONE DI ALCUNE COLONNE ANTICHISSIME DELLA BASILICA DI SA?i MARCO. Fu asserzione dei Cronisti dei tempi andati, a cui fecero di cappello quanti si occuparono fino ad oggidì della storia veneta, che nella Basilica di San Marco sorgessero quattro colonne di marmo serpentino ; e che queste venissero trasportate dalle spedizioni di Terra Santa in Venezia , originariamente appartenute al vetustissimo tempio dì Salomone. Istituita una disputa sull’argomento, vi fu un dottissimo archeologo, che, sulle prime oinmetten-