DI S> MARCO 121 di queste colonne nel 1329 fu collocata la statua in marmo di san Teodoro, quale vedesi oggidì, dimostrante nel suo taglio l’infanzia dell’ arte, all’ epoca del suo rinascimento , dovendo esser opera del XIII o del principio del secolo XIV (1). Ed è monumentai« quel simulacro, rimontando al fatto della chiesi» votiva, anteriore all’attuale Basilica, fabbricata, come è fuma, da INarsete a quel santo militare, che divenne allora il patrono della città, fino alParrivo delle auguste spoglie del Vangelista, come ne parlano i Senatus-consulli, in onta ai quali però è certo che non se ne estinse mai nei Veneziani lo spirito di gratitudine e riverenza, poiché anzi nel 1256 Jacopo Dandolo, sconfitta Messembria, ne acquistò il sacro corpo, che da Santa Sofia di Costantinopoli fra noi condusse, e quattro anni dopo sorgeva a lato della chiesa di San Salvatore, ove adesso si custodiscon le ossa, 1’ antica magnifica Scuola, al di lui nome intitolata. Nè senza significato il san Teodoro della colonna tiene nella sinistra una lancia, e imbraccia colla destra uno scudo, simboleggiando cosi il genio mansueto della Repubblica, eh’era inclinata sempre, anziché all’altrui onta, alla soln sua guarentigia. Il Leone poi alato di bronzo sull’ altra colonna, le cui forme presentano tuttavia la nobile maniera di modellare del secolo XVI, venne di nuovo riposto nel 4816, avendo subito nel 1799 il destino eguale dei quattro cavalli della Basilica, trasportato con essi a Parigi, all’epoca dei Francesi. Dopo le colonne, lo spazio verso 1’ acqua, sebben piano, dicesi Molo, come 1’ altro sulla Riva degli Schiavoni meno antico, essendo il molo, giusta le più esatte definizioni, un riparo di muraglia contro all’impeto del mare. Forse gli si diede l’appellativo, quando il doge Dandolo, circa il 4285, dilatò quel terreno, dove non vede-vasi prima che una fondamenta angustissima, in capo alla (t) Otto giorni a Venezia. 16