204 SOTTERRANEO di là partite, fra noi riparavano alcune di quelle pie, a Dio eonsecrate, e sentivano il bisogno di porre quivi in sicuro il loro giglio. Il doge Partecipazio, tenero di questi interessanti recinti, avea, morendo, testato, che si largissero al monastero, oltreché -160 libbre d’argento, tutte le selve, legate da Angelo suo padre, e beni molli in Venezia e fuori, onde il chiostro opulento possedeva infatti, dicon le storie, gran terreno, ed era sua proprietà la piazza di S. Marco: tanto è vero che Sebaslian Ziani, quando gli talentò di abbellirla, col nobile suo genio, di porticati all’intorno, ottenne dalle monache il gius del fondo, verso il cambio di una possessione nel territorio Trivigiano, e data quindi da quella concessione l’impegno della Repubblica, in memoria del cortese atto, di far visita ogni anno in perpetuo alla chiesa, in un giorno di Pasqua. Il convento infatti, uno de’ piti doviziosi, se potè regalare ottantaquattro mila ducali d’oro alla Repubblica nelle guerre di Padova e Lombardia, aveva diciottomila ducati di rendila da fondi in Monselice e da capitali investili in Zecca. Era giurisdizion del convento tutto il recinto del campo, nelle case all’ intorno abitando i famigli e la gente addelta ai vari servigi del chiostro, come nella casetta rimpetto il predicatore, e si chiudeano perciò alla notte i due portoni, in uno dei quali, respiciente la Riva, sussistono ancora le valve. Anche le monache, ricche in origine, com’ erano le Aquileiensi, si mantennero tutte sempre per avito censo segnalate, fino agli ultimi giorni del naturale governo dei dogi, avendo tutte appartenuto a lignaggi cospicui. Indeterminato il numero dell'educande, che oltre le 30 si ricevevano, fisso d’altronde quello delle converse, non maggiore di 24, teneva ognuna un livello di 500 ducati, con parte del quale sosteneva le spese, e 1' altra parte veniva corrisposta al convento, che somministrava il necessario per conto di vettovaglie. Fu prova infatti di ricchezza la spontanea largizione, che fece un’ab-