L’ABBAZIA DELLA MISERICORDIA. Tra le parecchie badìe, in Venezia e nelle isole splendidamente fiorenti, era celeberrima quella di San Giorgio Maggiore, residenza in origine dei monaci di Monte Cassino , i cui abati concorrevano alla creazione del doge nei comizii richiesti, e teneansi liberi nel governo del monastero. E insigne fu 1' altra di San Gregorio, fatta sorgere dai Participazii ricca di possessioni, con jus sul territorio dì Tresegole, di Gambarare e di Oriago, che di bell’ architettura sussiste colla chiesa, rìdolta ad uso della Zecca per la raffineria dell’ oro , un tempo soggetta alla badìa antichissima di Sant’Ilario. Ma una terza, vetusta non meno, nè meno cospicua, si annovera, la badìa della Misericordia, che fino dal 936 vogliono i Cronisti fondata nella Val Verde da Cesare Giuli Andreardi, pegli Eremitani di Sant’Agostino. Nei cui chiostri ebbe culla nel 1308, per licenza del doge Gradenigo e della Signoria, la Scuola grande limitrofa, che da lei tolse il nome, e quivi ebbe stanza fino ai tempi del Sansovino, che ne disegnava il suntuoso torreggiante edifizio, di marmi adorno e di statue, e tutto nel piano superiore dipinto dal Tìntoretto,a compiersi il quale fu un’ intera età necessaria. E questa badìa ad onor di Venezia è l’unica aperta, alle rovine dei secoli e delle rivoluzioni superstite, avente ancora i vecchi muri, che da tre parli chiudon la chiesa, nel -1369 juspatronato, per decreto di un patriarca Gradense, della patrizia famiglia Moro, nella sua faccia rustica antica, rifatta nel 1659, col sepolcro del senatore Gaspare, e il suo ritratto in marmo, per opera di Clemente Moli, bolognese architetto. Non sarebbe però essa di vita sì piena, e resa dalle arti belle leggiadra, decoro prezioso del