1 CROCIFERI <101 di S. Francesco di Assisi e S. Domenico. E Venezia, città privilegiata fra tutte quelle dell’italico cielo, per religione e dovizie, primeggiò nell’uffizio di ospitare quei monaci, e si distingueva nel creare ad essi, per le pie cure e coll’ oro della cospicua casa Gussoui, suntuoso il monastero ed il tempio, dedicato a Santa Maria dei Crociferi nel campo ora dei Gesuiti, e nella estensione medesima dello spazio, un piccolo Ospedale, od Ospedaletto, ove, secondo lo spirito della loro missione, assister potessero e medicare gl’infermi. Dai rogiti infatti di un parroco, allora notaio, de’ Ss. Apostoli, sull’alienazione, assentita dal doge Renier Zeno, detto avvocato dei Crociferi, di un fondo di loro ragione, rilevasi il numero e la condizione di quei cehobiti, e si leggono anche dieci laici sottoscritti, quali erano necessari pel servigio appunto ospitaliere, alla foggia dell’Ordine, tuttora fiorente, di S. Giovanni di Dio. Forte sempre, a malgrado le subite riforme, della protezion del Senato, e dell’autorità de’pontefici, rimase per tanti secoli incolume l’esistenza dell’ ordine, benché una e due fiate attentata dai Canonici di Santo Spiritò e dai Serviti. E possali ancora i beni del monastero in commenda al Cardinal veneto Pietro Barbo, al celebre Bessarione, e ad altri porporati per oltre un secolo, vennero solennemente restituiti dal santo gerarca Pio V, e fu indi nominato capo il convento di Venezia dei quattro monasteri superstiti, dopo che Innocenzo X ne aveva ben ventuno soppressi. Ciocché comprova quanto l’ordine dei Crociferi in Venezia meritasse riputazione fra tutti, e come non sarebbero cessati quei monaci, mantenuti pur con assegno durante lo vita, se per la guerra di Candia, che costò 126 milioni di ducati, cioè oltre 500 milioni di fianchi, non avesse dovuto giovarsi lo Repubblica anche del milione, importalo, secondo il Volier, dai beni dei Crociferi e dei canonici di Santo Spirito, di cui le suppellettili e i quadri divennero ornamento deìl’allora nascente votivo tem-