310 le gondole te d! velluto nero, od uso di gentiluomini, vestiti olla lunga, olla romana, con due servitori per gondola in livrea di seta. Ed pra bello il codazzo, quando il secondo giorno di Pasqua, in cui principiavano i freschi e ogni sera di festa, in quel tratto del Canal grande dal palazzo Pesaro sino al ponte della Croce, si faceva il corso di gondole piene di dame, cavalieri e ministri di prìncipi, a voga gagliarda, e quando per la Sema seguivano il Bucentoro le grosse galee dipinte a vaghi colori, dorate in più parti, e spieganti pennoncei-li di varia foggia, e bandiere, e le peotte e fisolere, o leggeri sandoletli, che insinuavansi nel maggior fitto, e fuggivano dagli occhi con incredibile agilità, e le gondole riccamente addobbate, mandate da tutti gli ambasciatori, che nel Bucentoro aveano seggio distinto, eie quattro e sei mila insieme, quando si accoglieva qualche principe, come fu allora che tra noi venne il re di Francia (1). Nè tocco a questo luogo la solennità delle nozze, in una delle quali, che fu sfarzosa, 235 gentildonne, vestite di raso, di damasco e ti-liet tutio bianco, adorne di perle di estrema grossezza e bellezza, con concieri tempestati di perle e gioie di gran valuta, facevano ala a sei spose, in candido drappo, con gioie e perle nell’ imbusto e sul capo, e i capelli distesi sopra le spalle, intrecciati di fili d’oro. Avverto soltanto, che male si interpreta a’ nostri giorni la frase andare in trasto, significante la distinzione particolare, che riceveva una sposa nel giorno appunto nuziale, quando si metteva sopra un sedile (1) Contavansi, tra quelle dei nobili e dei cittadini e le mercenarie della città, ben oltre diecimila gondole, che giravano le otto miglia di circuito di Venezia, divisa in 70 contrade. E convien dire che abbondasse eccessivamente il barcolame in Venezia, se con decreto 4 marzo 1558 si ordinò dal Senato di porsi all’incanto un numero di barche, una ad ogni ogni traghetto, per impiegare il ricavato della vendita, come si fece, metà nel far i pozzi nuovi, mancanti a Santo Stefano t; Santa Margarita, e metà per aggiustarne degli altri, a benefizio dei poveri, nei luoghi pubblici.