LA PORTA DELLA CARTA e la SCALA DEI GIGANTI DEL palazzo ducale. La grandiosa e stupenda mole, unica al mondo, del palazzo dei dogi, che la storia presenta dell’arte nel suo più svariato e magnifico addobbo, ed è assidua e industre opera di secoli e d'intelletti potenti, fu sin dai primor-dii della veneziana grandezza destinata a rappresentare, coll’ architettonica pompa dell’ esterne sue forme, la maestà del Senato, e la magnificenza dei padri, sostegni e vindici dell’ onor della patria. E ne rappresentò infatti anche la integrità e la giustizia col suo materiale medesimo, quando nel secolo IX, in fuoco conversa, arse il ribelle, e la città liberò da un tiranno, e quando nel XIII divenne teatro di sangue di un doge fellone, e patibolo di infamia del complice architetto, che se la aveva eretta monumento e trofeo dei miracoli dell’ingegno. A raggiunger però intieramente lo scopo, doveano erigersi, alla fabbrica insigne corrispondenti, il portone d’ingresso e la priucipal gradinata, e doveano pur questi servire per le ceremonie e comparse solenni del principato. Ricca pertanto di arabeschi e allegoriche statue, decoranti i lati dell’ingresso, e allusive alle virtù del dominio, a principesca abitazione dicevoli, con semplicità di movenze e panneggiamenti, e tutta di marmo da sommo a imo, in forma piramidale, sorgeva la gran porta d’ingresso del ducale palazzo. L’ opera era di mano di Mastro Bartolamnieo, il più famoso eh’ esistesse forse in Venezia nel -1423, diverso dall’altro Bartolammeo Buono, che architettò le vecchie Procuratie, e finì la torre di S. Marco, poiché non se ne conosce nè cognome, nè patria, e il suo nome solo fu scolpito nell’architrave, e si ricorda nel grandioso palazzo, con capitelli e modanature, ad abi-