DELLA SALUTE 483 corpo sovrano, che dovea farsi a piedi per divozione, partendo dalia Basilica e dal palazzo ducale. Per tal guisa, se la guerra fu della peste micidial conseguenza (1), e i due flagelli corsero uniti il territorio della repubblica, combina-ronsi insieme i monumenti con quella effigie e con quel tempio ; e se all’occasione della guerra famosa delle Curzolari, Pio V, riconoscendo dovuto al patrocinio della celeste Vergine l’avventuroso esito delle armi cristiane, ordinava che si dovesse nelle sue litanie aggiunger la prece: duxilium Christiano rum, provvidamente disponeva il Senato, che ad imperdibile ricordanza della duplice salvazione, Maria della Salute s’intitolasse. Nè questo solo evento colla edificazione del tempio si lega, ma quello pure della restituzione del girovago Seminario Ducale e Gregoriano, che prima di sorger quivi alla chiesa annesso, nell’ area stessa fioriva e venne altrove asportato, quasi in provvisoria dimora, finché fosse nel più adatto recinto chiamato a rifulgere della sua naturale, ma più vivida luce. E fu ben presagio del destino avvenire il disegno, che al Longhena ordinavasi, ed eseguiva egli accuratissimo (2), di una vicina cospicua fabbrica, il cui modello era approvato in Pregadi nel 4670, e sene ravvisava manifestamente il carattere. La qual fabbrica avreb- (1) Mi attenni, circa le notizie sulla peste, alla dotta opera, di cui avevamo difetto; La peste di Venezia del 1630', Yen. Tip. Alvis. 1830, descritta da G. Casoni, con tinte maschie e di fuoco. Notansi in essa, tra le altre singolarità spaventevoli di quell’epoca miseranda, che due giovani, una cameriera in casa patrizia a San Barnaba, e certa Giosetta, figlia di una Manetta lavandaia a San Maurizio, gettate come morte di peste nella fossa al Lido, diedero segno di vita, e al Lazzaretto condotte riebbero la salute ; e la prima si maritò con un giovane, che aveva corso lo stesso infortunio. (2) Il Longhena lavorò anche per il monastero di San Giorgio Maggiore, ed è sua anche quella magnifica scala. Nelle carte volanti del monastero trovò il Cicogna sotto il 1652, ai 10 maggio, nota di quanto occorri per biancheggiare la chiesa, fatta da Baldassare Longhena, proto.