E DI SASTA MARTA 211 tille sulla veneta storia, cl arde il petto vieppiù di genial carità per questa patria diletta. Si serve egli infatti delle lapidi per riempier lacune, ed emendare inesattezze delle cronache nostre, per supplire al difetto di genealogiche traode circa l’epoche anteriori al Tridentino Concilio, e per compiere gli alberi patrizii, da cui sono escluse le nubili e le maritale, massime del secolo XVI, o vi si riportano senza il nome. Si fa poi egli a purgare di superstizioni e pregiudizi! volgari alcuni fatti essenziali; illustra la letteratura e i suoi cultori; e portando nella storia la face della sana critica e della morale filosofia, dipinge, con egual verità e intelligenza, le antiche epoche e le recenti. — Egli nel diciassettesimo fascicolo delle sue Iscrizioni Veneziane passeggia sulle macerie delle antichissime chiese claustrali delle Vergini e di Santa Marta, e ci fa trovar nel cammino le gemme e i fiori, tanto sono belli e ragguardevoli gli argomenti delle sue osservazioni e de’suoi studii speciali. Non sotto Ziani Sebastiano, nè quindi all’ epoca di Alessandro III, quando tra noi comparve col noto Federico I detto Barbarossa, come erroneamente una lapide riporta, ma sotto Ziani Pietro, circa mezzo secolo dopo, e un Federico II, per opera del cardinale Ugolino, legato di papa Onorio III, che fu indi Gregorio IX, sorse la chiesa e monastero delle Vergini, nel 1224. Le nobili e illustri monachelle, vivendo ivi senza legame di voti e obbligo di clausura, vidersi nei primordii girare a talento per la città, e fino a Leone X dare anche la mano di spose, mentre fiorivano nel ritiro. Un doppio ordine in appresso sorgeva di conventuali e osservanti, ridotte tutte osservanti soltanto nel 1537, con un colore uniforme di abito, che dianzi era distinto, bianco, cioè, per le coriste, e nero per le suore. Poiché una cronichetta del fine del XV secolo e del principio del XVI ci avvisa, ch’esercitavansi le monache delle Vergini e di S. Zaccaria nell' arte del canto, ove riuscirono a meraviglia ; nè aveano torto di accarezzare