SCUOLA DI S. MARCO 459 pensiero da cui nasceva, e quell' unico accento bastava per far conoscere a prima giunta e sentire la bontà e 1’ utile dello scopo religioso e civile. Erano palestre propriamente e magistero di virtù e di pietà, che sotto la tutela delle religiose credenze stringeano i vincoli di alcuni ordini di persone, servivano di alimento a far prospere, santificandole, le arti, a cui venivano appunto consacrate, e toglieano gli esercenti ai pericoli della mollezza e della inopia. Di-stribuivansi esse in collegi e compagnie separate, munite di leggi particolari, onde fossero difese e poste al sicuro dagl’ insulti degli stranieri, ad esempio di Roma ove sorsero, secondo il Rinaldi negli Annali Ecclesiastici, circa il 1267, quando si è ivi istituita la confraternita di Santa Maria del Confalone. E piacemi il pensiero espresso con fuoco da un recente storico di Venezia (4), che l’ amor proprio, che ogni individuo deve nascondere, si svelava nella sua efficacia, giacche ognuno parlava a nome dell’ intera società, e quelle società ristrette tra i limili convenienti alla condizione umana, si avvaloravano colla forza dei singoli membri e rendeano possibili quei prodigii in fatto d’arti o di azioni, che divengono altrettanti segreti per il nostro odierno egoismo, il quale pur vanta di stendere la mano fraterna fino ogli ultimi confini della terra. Simili confraternite, protette dalla vigilanza, decretata fino dal 1529 dal Consiglio dei Dieci, di cinque Savi sopra le Mariegole (2), ascesero alla ragguardevole cifra di ben dugento e trenta nel 1765, nel qual anno, per la mancanza di fondi, dovettero esserne 450 soppresse; e scrive infatti il Filiasi, che tante erano e in tante guise diverse regolate e condotte, che la storia loro potrebbe formare un’opera, non solo utile e interessante (3), (1) Il Prof. Ermolao Paolettinel suo bel Fiore di Venezia, T. II. (2) Tentori, Saggio sulla Storia ec., edizione di Venezia; Storti. \nò, p. 235. II. (3) Filiasi, Sagg. Comm. Venez.