E LA SCALA DEI GIGANTI Ì35 possa ben vivere e dimostrar maggiormente il suo valore nell’arte, riporta la condizione: veruni obiigetur idem Alexander, quandocunque placuerit dominio nostro, facere portas aeneas palatii nostri cum historiis, et piti-clierrimo opere, aut quodcunque aliud opus hujusmodi dominio nostro grattini (I). Abbiamo la notizia quindi per quel decreto, che aveva in mente la Repubblica di far eseguire in bronzo con istorie le valve del palazzo ducale, ciocché forse non ebbe effetto, o per la guerra sopravvenuta , o per la seguita fusione invece dei tre pili di bronzo ; lavoro, che per la nettezza dei getti, la proporzione estrema di ogni parte, e la composizione elegantissima , può gareggiare con quanto di più bello produssero le antiche e le risorte arti della scultura e dell’ornato. La detta Porta in antiche scritture è nominata del bando, e poi si disse della Carta, forse unicamente perchè di o-gni editto dei Magistrati un esemplare aflìggevasi anche a questa Porta. Tale induzione avrebbe più fondamento del? l’altra che acquistasse il nome della Carta come leggesi nei Cronisti per esservi collocati presso di essa i banchi o scanselli di quegli scrivani, di cui qualcuno esiste tuttora, che facevano scritture di ogni sorta a quanti per mille molivi accorrevano, onde presentarle poscia in palazzo. E infatti l’emporio di pagine, che da tempo immemorabile ivi rieinpivansi, e uscivan di là, poteva benissimo trarre in errore sul nome di quella porta, alla quale scrivevasi e spedi-vasi al suo destino la carta, custode degli alti misteri di stato, e testimonio della integrità del governo. Stava chiusa questa Porta fino al suono della Trotterà, vulgo Tortiera, che avvisava la nobiltà di ridursi in consiglio. In quanto alla gradinata, giova osservare, che due scale preesistettero all’ attuale dei Giganti, di ambe le quali (I) Cicogna, Iscrizioni di S. HI. dtlV Orto, pag. 300.