I C0RRUCCI0SI 303 meno di tre o qunttroeento ducati, in proporzione al numero dei Gesunti che vi assistevano. E la saggia idea del corruccioso sostituiva la superstiziosa schiera delle prezzolate donne ululanti, note col nome di prefiche nel-1* antichità, che al canto delle lor nenie e alle gesticolazioni dei mimi, col suono dei flauti, esacerbavano la cornino-zion dei parenti. E la chiusa vesta voluminosa e prolissa, muta espressione di tristezza profonda, suppliva più decorosamente a quegli atti di esagerato cordoglio, onde le femmine scarmigliate grafliavansi il viso, e si lacerava» le vesti fra i Greci, fino ad Epimenide, che a migliori principii richiamò gli Ateniesi. Ritenevasi però gran parte dell’ usanza di Roma, ove i tìgli e i parenti col capo velato incedean nella pompa e ove nude di ornamento le giovani, colle snodate chiome di cenere asperse, e con nera toga discinta, e a piè scalzi, raccoglievano dal rogo le ossa, le for-nivan di aromi, e le metteano colle lor lagrime insieme iti urna d’ oro o d’ argento. Poiché convien dire che ad onta la tumulazione privala, si avesse cura speciale delle spoglie dei dogi; registrando Maria Sañudo ne’suoi Diarii, che non potè imbalsamarsi il doge Loredan, per corruzione a-vanzata, e si chiuse con molta pece la bara, nel giorno che aecettaronsi le condoglianze dei procuratori nella casa del primicerio, a pigion presa, e vuota allora, a’ Ss. Filippo e Giacomo, il cui portico fu di negre tele acconciato. Nel qual abito moveano i corrucciosi dalla Basilica alla chiesa conventuale de’Ss. Giovanni e Paolo destinata alle solenni esequie dei dogi, e in cui ricordasi che per la morte del doge Donato fece gli ornamenti al catafalco, ardente di più centinaia di torcie, 1’ eletto ingegno di Andrea Schiavone, del quale furono belli e immaginosi i disegni, raffiguranti il tempo e la morte coi soliti emblemi. E la funerea pompa seguiva il quarto di dalla morte, e 1’ apriva il clero regolare e secolare, cui venivan dietro le sei grandi confraternite