f)0 TRE QUISTIOM quella casa ai nepoti del prof, di teologia p. Prosdocimo Zabeo; sapeva essere proprietà quello stabile, non già, come altri disse, del Formaleoni, 1’ autore del Codice legislativo della marina, ma dei Zen della riva di Biasio, e ne ricordava anche l’architettura del primo tempo dei Lombardi, quando cominciava il gotico a cader in disuso. Osservava quel bravo uomo, che d’ ordinario i pittori tenevano lo studio in un sito e la casa di abitazione in un altro, e che quindi Tiziano poteva avere avuto benissimo lo studio in Biri, nella contrada di San Canziano, in amenissimo luogo, come vien quello descritto, atto alle sovrane sue ispirazioni. Rifletteva, che le aggiunte, procacciatesi dal pittore nella fabbrica coll’affittanza, davano ragione della crescente di lui fuma e del bisogno di collocare un più copioso numero di opere pittoriche, se non anche della necessità di più decorosa stanza, per le visite di tanti illustri uomini, e di principi e di monarchi, amico come fu Tiziano e di Carlo V, che si abbassò colla persona per raccogliere i pennelli caduti di mano al pittore, in omaggio al sacro genio delle arti, e di Filippo II e di Enrico III, che due anni prima della sua morte, e uno avanti Io sviluppo della peste, nel 4574, Io ebbe a visitare nel suo studio in Venezia, quando veniva sontuosamente albergato nel palazzo dei Foscari. Egli d’altronde narrava come all’atto del disfacimento di quella casa ai Frari, si rinvennero disegnate sulle pareti braccia, gambe, e una testa principalmente, riconosciutasi per il modello dell’Assunta, e acquistata da un Inglese per cinquanta luigi, non adequato esborso a tanta preziosità. IVoi soggiungeremo alle suddette asserzioni, che ameno era benissimo il luogo ih Biri, se ne rimase adescato anche il Palma giovane, che alla morte del Tiziano pose in quello sua stanza, e Io tenne ad uso di studio; ciocché ci viene narrato dal contemporaneo Ridolfi ; che non erano altrimenti alte e spaziose le camere di quel luogo, per poter