210 CHIESE DELLE VERGINI zione, con cui la Repubblica governava i suoi sudditi, era tale, che concorrevano a gara le città e le terre per farsi al veneto nome tributarie. Nè accuserebbe nessuno l’insufficienza dei criterii legali nel 4500, in cui era in fiore la legislazione veneziana, tenero oggetto delle cure di tanti dotti filosofi, e delle patrie sollecitudini per la sempre migliore rifusione degli statuti di una Repubblica temuta e santa, in mano a cui la religione tenne sempre saldo lo scettro, e sul cui diadema brillò tra le gemme delle conquiste la Croce. LE DUE CHIESE CLAUSTRALI DELLE VERGINI E DI SANTA MARTA. Le lapidi, che, quasi alludendo alla massima durevolezza, si usurparono il nome dalla pietra, ove stanno i motti scolpiti, e ora iscrizioni, ora epigrafi si appellano, secondo il vario ufficio loro, o d’inscrivere delle date e dei nomi in forma indelebile, o di descrivere degli avvenimenti e dei fatti, sono veramente a riguardarsi come cronache appunto, e come istorie. Ardua impresa però, nè da ogni omero soma, è il saper leggere quei caratteri e quelle cifre, che di tempi, di persone e di casi, con infinita varietà, ci ragionano, e importano una critica giudiziosa e sagace, per isceverare dall’oro la scoria, e correggere gli errori, di cui le lapidi abbondano, per lo più esagerate e bugiarde. Il cav. Cicogna, espertissimo nel maneggio di queste pietre, sa coll’attrito della critica svolgere, quasi al pari della focaia, il seme della fiamma, nascosto nelle silicee sbarre, e gettando vitali scin-