314 LE GONDOLE grande della Repubblica. E fu ministra di diletti la gondola, quando sull’acqua, che seco porta moto, suono e freschezza, e al chiaror della luna d’argento errava le tante fiate a diporto, lasciando dietro di sè l’armonia di serenate soavi, a guisa di stillante profumo, mentre rispondeano alle note, come in cadenza, l’ondular delle acque e il tuffarsi dei remi. Correa tradizione, che si usassero in antico dei mori o negri per vogar nelle gondole, e qualche vecchio pittura ce li addito. E certo, che degli schiavi negri erano ovunque sparsi in gran copia. Si sa, per esempio, che all’occasione della guerro di Chioggio si fissò un’imposta, per lire tre di moneto d’argento al mese, a carico d'ogni proprietario di schiavi; e abbiamo documenti, che nell'880 il doge Orso Par-tecipazio vietava di tenersi schiavi nel ducato veneziano per cagione di traffico, e nel 976 proibivo di nuovo la dieta generale del popolo col doge Pietro Orseolo (4) il mercato loro, che durò lunga pezza nei sudditi oltremarini deH’Istrio e dello Dalmazio, avendosi leggi del XIV e del XV secolo, tendenti od estirparlo. E trovasi nelle cronache, che una schiava russa nel 4425 si comperava per sessanta zecchini, e per cinquantadue si rivendeva, e per zecchini venticinque si alienava nel 4492 uno schiavo trilustre saraceno; e che Marco Polo liberava da servitù il suo schiavo Pietro, col proprio testamento 23 gennaio 4323. Chechè però degli schiavi si dica, è indubitato pure, che i gondolieri venezioni vennero dal lidi schiavoni, ove si parla il greco volgare e vennero impiegati a ben nobili ufficii. Poiché correndo sulle fisolere, che erano barchette lunghe, strette e leggerissime, per condurre i patrizii e il doge stesso alla caccia della selvaggina nelle lagune, della qual preda le cinque paia di selvaggina, stabilite per regalo, cangiaronsi nelle Oselle, le semplici corse mutaronsi nella solennissima, con navigli do cinquanta remi. (1) Filiasi, Saggio Comm. Veneziani, e VI, p. 70, I Veneti.