DI VENEZIA 279 dell’orefice Lorenzin a S. Moisè e getlavasi nel crogiuolo; trasformandosi cosi in verga d’ oro un monumento, che i nomi legava della badessa splendida Morosini, e del misero doge Tradonico, e la storia di ottnntatre principi, con quel diadema incoronati. Almeno si conservava l’anello d’oro dell’ ultimo principe, quello che fu lanciato nell’ acque del mare, mediante una cordicella, come si usava, durante 1’ ultima augusta ceremonia delle nozze. Poiché rimasto questo in mano del cavalier del Doge, o capo degli scudieri, lovendea egli all’orefice Francesco!», e ricuperato dall’argentiere, n cura del notaio Casser, per venete lire 170, passava fin dal 1829 nel tesoro della Casa Imperiale in Vienna, Magnifico era il corteggio del Doge: tenea cinquanta uscieri o banditori detti comandadori, nominati da lui, e spesati dal pubblico. L’ appanaggio non era molto rilevante in quanto all’onorario, che si pagava sul fondo pigioni, ritratte dal Fondaco dei Tedeschi: aveva però egli il bottino, nell’ occasion delle vittorie, in tutte le guerre, a cui come generale interveniva. Nelle comparse pubbliche più solenni montava egli il Bucintoro, che fu fatto costruire dal Senato a bella posta per la persona del doge nel 1311, poiché nel 129-3 e anche primo, non avea altro il doge che la sua gondola maggiore e di pompa. II più nobile e più bel vascello non fu mai fatto al inondo del valsente di ducati 70000: legno veramente sovrano, unico di forma, singolare per ¡sfarzo di addobbi, per profusiondi ricchezza d’intagli e decorazioni, e rinomato per l’importanza di sua missione. Con esso in memoria dell’ acquistato impero sul mare, per il valore di un Pietro Orseolo contro quei di Narenta, si sposava l’Adriatico, reso ormai cosa propria della Repubblica. E fu delitto la distruzione di quel monumento che in S. Giorgio barbaramenteiiicendiavasi: durò tre giorni il fumo di quel sacriBzio nefando; se ne comperarono per 100 zecchini i carboni preziosi: generale fu Io