LA DOGARESSA 327 zion del marito, era un disliutivo spezioso, che in antico venivale a bella posta accordato dalla Repubblica Serenissima. Alcune Dogaresse pòi, o pei meriti dei loro sposi, o per qualche allra particolar circostanza, fruivano di non poche prerogative, nelle comparse e rappresentanze di Stato. Nella esaltazione, per esempio, del doge Alvise Mocenigo, era la di lui consorte complimentata per decreto del Maggior Consiglio, da un segretario dell’ eccellentissimo senato. La Dogaressa tenea luogo sempre distinto nelle patrie feste, e la stessa sua sedia vedeasi dall'aggiunta di un gradino differenziata. Vetusta era poi la ceremonia della sua incoronazione, che seguiva con a-siatico fasto, e spettacolo vero di pompa senza alcun limite, subito dopo l’incoronazione del Doge. Non trovatisi perù traccie positive nella storia, per potersene scandagliare l’antichità, onde ignorasi da qual epoca datasse il costume, e lo si può arguire soltanto per conghiettu-re. V’ ha infatti una legge del -1268, che obbliga i sodalizi delle arti ad intervenire in corpo, per fare omaggio al Doge; ed esse recandosi allora in funzione porgevano regalie, si a lui, che olla consorte, che doveano essere di fiori, d’acqua di rosa, di balsami, e se pur di vivande e di vini, non poteano sorpassare certa somma di numerario. A quelle compagnie, che le arti rappresentavano, e-rà tenuta la Dogaressa a far apprestare opíparo convivio, ed esse con bel garbo ne retribuivano la cortesia con illusati segni di letizia, a mezzo delle più sfarzose formalità e dimostranze. Sembrerebbe quindi, che movesse da siffatta consuetudine il maggior grado di solennità, che si attribuiva alla festa, per cui la moglie giunse col tempo a compartecipare, con pubblico apparalo di regale magnificenza, della dignità e dello splendor medesimo del marito. Il Doge avea perciò una specie di obbligo, impostogli dagli statuti, d’incoronare la moglie nel