166y Mortegli-riofii di Ba-rcn Baroni. Il Gtava-rina va ad abboccar/i tei Vifir, 536 DELL’HISTORIA VENETA A ciò non trovavafi altro rimedio, che col fuoco del ginepro, e coll’acquavite correggere, e confumare quei maligni vapori. Nè mai celavano le fcambievoli offefe , eiTendo così frequenti le fattioni, le ferite, le morti , che impof-fibile fi rende per minuto riferirne i cafi, Se i fucceffi . Più volte il Morofini, il Barbaro, il Villa , reftarono ò dalla terra , che per le mine volava, coperti , ò percoffi da palle , e da pietre ; fenza però notabile offefa. Bartolomeo Pifani, e Girolamo Priuli, Governatori di galea , furono da faflì colpiti , e più gravemente Lorenzo Pifani, eh’ efercitava la carica vacante di Provveditore , mentre difcacciava da un bonetto arditamente i nemici. In quella fletta occafione morirono il Signor di Maifon Neufue, & il Signor di Langeron Francefi -, altri fi ritirarono malamente feriti : perche ad ogni azzardo i più feelti guerrieri correvano volontarii , a tal fegno, che fù necettario di por- vi freno, e con feveri divieti rifervar a prove più fegnala-te i trafporti fervidi di sì nobil coraggio. Baron Baroni Ve-ronefe, Sargente General di battaglia, huomo di gran cuore, e di molta flima, colto da mofehettata, finì fopra l’uno de’ battioni la vita. Il Vifir infuriando di non poter così pretto giungere al fine de’fuoi difegni , follecitava gli altri, risparmiando sè fletto j poche flava continuamente nella valle del Gjofiro, lontano, e coperto per timor delle Bombe. Vedeva egli l’animo de’fuoi affai ribattuto non meno per il tedio, che perii danno di sì lungo travaglio. Perciò configliato da Soliman Effendi, vecchio attuto, e fuo confidente , a trattener le militie con ifperanze di pace, intefo, che il Giavarina era al Zante, fece fapere, che lo vedrebbe volentieri nel campo , & eflendo egli pattato in Candia, fù concertato, che , appretto il Vifir fi portafle . Sbarcato al Giofiro , vi fù accolto con ogni forte di honore; accorfi molti Turchi a vederlo con fegni di fìrabocchevol contento , abbracciandoli infieme , & augurandoli quiete da’pericoli col fine di tanti difagi. Ma il Vifir inviatolo al Metochio, cafa di Cat-terzogli, tre miglia lontano con ficuriffime guardie, fcansò di vederlo col pretefto di attendere il Padavino dalla Canea , da dove lo chiamò come ittrutto de’ pattati ma- • neg-