*¿4 7‘ Francesi Tornito , de’ fe-diyofi , e f va morte. T>. G»0-•Vannì giunge in/occorro del vie eri antro i fe-diiieji. V. Giovanni iftt-gnto dal viceré contro ■gli ft e ft. 152 DELL’ HISTORIA VENETA fcelto per Capitan Generale Francefco Toralto, che n’accettò il carico di concerto col Viceré. Egli ritardando con apparenza di meglio alTicurarii gli attacchi, e con errori volontarii, e mendicate dilationi guadando ogni cofa, non potò finalmente a tanti occhi occultare l’inganno ; onde imputato d’ intelligenza con gli Spagnuoli, con miferabile fupplicio dalla plebe arrabbiata fu trucidato . Trattanto giunfe 1’ Armata Spa-gnuola comandata con autorità fuprema da D. Giovanni, figliuolo naturale del Rè, e conilava di ventidue galee , e quaranta navi, riguardevoli per il numero, e per la grandezza, ma poco meno, che fguarnite di munitioni, e con foli quattro mila foldati : pure quell’era {limato il Palladio (aiutare della Monarchia, perche era deilinata a frenare i due Regni fluttuanti, foccorrere l’Italia, e rifeuotere Portolongo-ne , e Piombino dalle mani de’Francefi . Quella non approdò così tofto, che il Viceré, contra il parere del Configlio Collaterale, che fentiva d’introdurre col negotio la quiete, in-duife Don Giovanni ad tifare la forza. Amaramente vedeva queflo giovane Principe , partito di Spagna coll’ impreffione datagli da’ fuoi adulatori, di vincere con la fola prefenza, che così vii plel>e ancora ofaffe tener in mano le armi, e voleife capitolare del pari. Il Viceré per i corfi pericoli, e per gli affronti patiti, defiderofo di vendicarli, raffigurava tutto facile , e piano. Atterrir fi con la fama del 'Principe, con le minaccie dell’ armi, col rimbombo de’ cannonila Citta già corninola . Aggiunger fi le [Irida delle f'emine imbelli , il pianto degl impauriti fanciulli, ebe vedendo diroccarji le cafe , e non trovando alcuno [campo, confonderanno i timidi, ¿7 avviliranno i più forti. Sin ad bora baver trionfato l infolen-%a, per non ejfervi [lata for^a d opporre. L' indulgenza in vece di [anare, baver inferocito il popolo infano . EjJ'ere necef-jario non meno, ebe gì ufi0, ebe col [angue df più contumaci s e [purghi così enorme delitto ; e [e la Citta ha dato alle provincia ì e[empio di rivoltar[i, dia col caflìgo norma a tutti dell obbedienza. Hora dagli infetti corromperai [ani, ma quando l autorità, e la for^a [i moflrì, dover [epararft queft Un pochi momenti. Tener egli le offerte dì più di venti mila, ebe non attendono, che il fegno del primo cannone per dichiarar fi, (j1 adherìr al par ito migliore. , E che