Rovigno 139 •come nell’Italia meridionale, nella Grecia e nell’Asia minore lo sboscamento ai ascriva in parte agli incendi appic-: ■cati dai pastori, e come ancora adesso a Cipro si sogliano bruciare i boschi e le sterpaglie, affine di coltivarvi per alcuni anni i cereali*). La prima folata di Sloveni sofferta dal territorio di 'Trieste e di Capodistria s’ebbe, secondo il Kandler, nel 789 ; è già noto come alla dieta del Risano (804) i legati ■delle città istriane levassero concorde protesta contro l’immigrazione slovena favorita dai Franchi. E questi Sloveni furono proprio quelli che, appena comparsi, non tardarono ad appalesarsi come terribili devastatori di boschi, poiché per dare pascolo ai loro greggi, tutto rasavano col fuoco. Carlo Magno nel « Capitulare de villes » ordina agli amministratori dei beni imperiali di trovarsi là dove erano i boschi e di non permettere a nessuno, nè di tagliarli, nè di bruciarli2). La disposizione speciale dello statuto di Trieste (1323), giusta la quale si proibiva d’accendere fuochi nei boschi, dimostrerebbe appunto che gli incendi forestal1 erano frequenti. Severissime in questo riguardo sono le disposizioni dello statuto di Portole, il quale mediante il capitolo 60, interdice pure a tutti il portare fuoco nei boschi. . . . pena 8 lire de piccoli ; stabilisce poi un risarcimento pecunario doppio dell’ ammontare del danno e che chi non può pagare « perder debba la mano destra, sì che si separi dalla persona », e, se fuggisse, sia bandito in perpetuo dal territorio di Portole. Quando Venezia cominciò a popolare l’interno dell’Istria ■di fuggiaschi bosniaci e croati, provenienti dai paesi occupati dai Turchi, gli incendi forestali erano all’ordine del giorno. Allora l’imperatore Federico, viste tali istituzioni 1) Franz TInger. Die Insel Cypern. Pag. 427. 2) R. Weber nel Handh. d. Forstwissenschaft.