fi 2 Novi schizzi dall' Adria intitolato « Muggia e il suo Vallone, » opera che, oltre alla parte storica, contiene una breve topografia della città, nonché una dissertazione sopra le condizioni naturali ed economiche del vallone. Per salire a Muggia vecchia bisogna passare dietro le. mura del castello, sempre però circospetti di girarne gli angoli rientranti ben alla larga, se si vuole usare delicatezza alle papille nasali. Fra muraglie di petrame, su per una china ripida, folta di sterpaglie, si giunge in tre quarti d’ ora a Muggia vecchia. Entrati pel portale, altro non si vede di conservato se non la basilica degli antichi cristiani, dedicata agli apostoli Pietro e Paolo, in cui le pietre scolpite rivelano lo stile longobardo di Cividale, ossia dell’ antica residenza dei patriarchi d’Aquileia. Dietro la chiesa su d’ un piazzale ampio e piano, da cui si spazia su tutto il panorama del sottostante vallone, vi sono due querce annose e tutto all’ ingiro, coperte di lastre marmoree, le mura antiche tanto umiliate da servire da sedile. Quivi, in certi giorni dell’anno, s’accampano i pellegrini dell’Istria di nordovest. Nel resto dell’anno la chiesa tiene chiusi i suoi battenti ; tutto all’ intorno è silenzio funebre, appena interrotto dal fruscio delle biscie e delle lucertole. Il documento più antico in cui si trova il nome di Muggia è del 971, ossia quello col quale il re Lotario faceva dono del castello al patriarca d’Aquileia. Però secondo il Kandler il porto d’Amulia era già noto ai Romani, ed il sobborgo portuale, Borgo Lauro, dovrebbe essere stato pieno di vita e popoloso, allorquando Enrico Dandolo al suono di tutte le campane si faceva prestare omaggio e promettere dai Muggesani un tributo annuale di 25 orne di buon vino. Naturalmente, ciò non impediva ai patriarchi d’ esigere anche in seguito le decime. In analoghe condizioni versavano anche altre città della costa istriana : pagavano i patriarchi come loro padroni, pagavano i Veneziani