Valle della Dragogna 101 di notabile, poiché il castello non si vede. Senonchè, fatti pochi passi per un viottolo a tergo della chiesa ci s’affaccia di botto il maniero di Momiano, rasente la valle dell’ Argilla, serrata da rupi a picco. Siamo ad una altezza di 150 metri dalla valle, in cui il fiumicciattolo, prima di scaricarsi nella Dragogna, dà vita ad una decina di molini. Fin dove arriva l’occhio le pendici della valle Constano di terreni pascolivi e cespugliati. La vita stagna, tutto è muto. Non s’ode nè il romorìo dell’ acqua, nè il pigolare d’ un uccello. Discendiamo circospetti giù per le pietre tumefatte d’ acqua — doveva aver piovuto tanto — e ben presto ci troviamo entro una gola profonda più metri, di là dalla quale su d’una rupe isolata e ripidissima s’erge il castello diroccato. Nei tempi antichi un ponte levatoio, sostenuto da un pilastro in muratura, immetteva nell’ unica porta del castello. Eccetto il portale, costruito nel sedicesimo secolo nell’ occasione d’ un restauro, tutti i muri, la torre merlata e la parete principale alta, senza finestre, frammentaria e pittoresca, devono essere i residui dell’ edifìcio originario. Del castello di Momiano si fa menzione in un diploma del 1102, e di Momiano fu pure il primo marchese, installato nell’Istria dal patriarca. Al principio del secolo de-cimoquarto Momiano passò in proprietà dei Raunicher, famiglia potente che possedeva dei beni anche in Germania. Nel 1548, cessato il dominio civile dei patriarchi, passò alla Serenissima dalla quale fu venduto per 5555 ducati ad un certo Rota da Bergamo. I discendenti dei Rota sono ancora in fiore. Ruinato il castello, costruirono nel paese una casa civile, la facciata della quale, con lo stemma fregiato d’ una ruota e d’una testa di moro, rappresenta il passato, e la parte posteriore invece, in cui gira il volano lucido d’una macchina, prova che i Rota intuiscono i tempi. Se gli antichi Signori di Momiano salirono in potenza ed in credito, maneggiando