MUGGIA ,JÌD/a roppo breve è il tragitto da Trieste a Muggia per soddisfarsi di mirare quel paesaggio che ci si para '¿¡iì'&i' dinanzi, appena il piroscafo scapola la Lanterna. Sorridente S. Giusto guarda sui giardini fioriti del sobborgo di Chiarbola e via via fino alle vigne ubertose di Servóla. A tergo di S. Giusto, in un mare di luce, si rizzano 1’ obelisco di Opicina, il monte Spaccato e lontano, fra i vapori, il dosso largo e ruguso del monte Re. Il treno ferroviario sbuffante per 1’ erta dell’ altipiano t’ addita Borst, Draga (Fünfenberg), indi quel castello di S. Servolo, che nel secolo decimoquarto e nel decimoquinto apparteneva ai Veneziani, e che poi, per conquista (1509) del conte Frangipani, passò all’ imperatore. Quell’ altura, ben mille metri sopra il livello del mare, coronata dal pittoresco castello signoreggiante le valli d’ Ospo e della Lussandra, t’ammalia. Verso destra s’apre la valle di Zaule, e ci richiama alla mente come là nel 1471 i Triestini, assaliti i Turchi accampati, li snidassero, come là corra la Rosandra, magro fiumiciattolo, confine antico fra il territorio di Trieste e la Repubblica veneta, scavalcato da un ponte in cui ancora stanno scolpiti, da una parte la bicipite aquila teresiana, dall’ altra il leone di S. Marco. Or ecco Muggia colle sue mura circonfuse dalle nebbie del medioevo.