Etnografia dell’ Istria 13 ili por freno a codesti bei patrioti coll’allontanarli dalla costa. Allora una parte fu trapiantata sulla Culpa nelle vicinanze di Carlstadt, mentre un certo numero di famiglie prese stanza nell’ Istria, e precisamente in Altura, Anti-gnana, Caschierga, Cavrano, Chersicla, Corridico, Dole-gnovas, Gimino, Goregnovas, Lasiscine, Pedena, S. Pietro in Selve, Pisino, Roveria e Semic. Così nell’Istria fiorì il malandrinaggio fino alla fine di questo secolo, come risulta dalla relazione del Consigliere civico Bargnani al viceré d’Italia, nella quale tanto i Morlacchi ' quanto gli Albanesi sono dipinti come ladri e terribili infestatori di campagne. Gli Albanesi, che nella prefata relazione (18U6) fanno sì triste figura accanto ai Morlacchi, siccome poco numerosi, non esercitano grande influsso sul miscuglio etnico dell’ Istria. Dalle sponde della Zeta entrano in paese, invitati dal governo veneto, e si stabiliscono colle loro famiglie a Fontane (1595) altri vengono da Scutari (1611) e si fermano a Monghebbo al Quieto. Gli Albanesi dell’ Istria hanno perduto il loro carattere nazionale e dagli Slavi solo si distinguono per la loro bella corporatura. Invece i Bocchesi, insediatisi a Peroi fin dal 1658 conservano ancora il loro carattere originario, e siccome gente laboriosa e sobria, godono d’un modesto benessere. Nel loro villaggio i delitti sono una rarità. A proposito, conviene dire che nell’ Istria da venti anni in poi, grazie alla solerte gendarmeria, la pubblica sicurezza di poco la cede a quella di qualunque altra provincia dell’Austria, ed io, che percorsi i più riposti luoghi del paese, posso dire di non aver mai avuta una sola molestia. Di là dall'Arsa, nella Liburnia, già dal nono1 secolo abitano Croati puri, i quali a mano armata occuparono il paese ; a questi non si dà mai il nome di Morlacchi. Di Croati ve ne son pure nei distretti di Pola e di Parenzo,