Rovi gn o 137 num passa inosservato, eppure cresce nelle isole istriane. Lo spinquercino o grana d’Avignone {Rhamnns infetto ria) e lo spincervino (Rhamnus frangula), sempreverde, crescono selvatici in più luoghi. La quercia del chermes (Quercus cocci fera) non è rara sui poggi dell’Istria meridionale; abbondante è la ginestra di Spagna (Genista hispánico) nonché la quercia del sovero, il bosso, l’albero di Giudea, ed il melagrano ; il cerro tanto ricco di galle ed il carubbo prosperano molto bene nelle isole. Tutte queste piante arboree, assieme colle altre essenze di macchia, si tagliano al pedale nel turno da sei a otto anni, per ridurle in fascinelle cercate dai negozianti di legna. Gli oliveti una volta tanto celebri, si sono inselvatichiti ed appena in questi ultimi tempi i contadini, perduta l’abitudine di maltrattare i rami, raccolgono le olive adoperando scale a mano. Gli oliveti meglio tenuti sono quelli di Fasana, di Dignano, di Yalle, di Rovigno, d’Orsera, di Cittanova e di Umago 1). L’ amministrazione veneziana si dava poca cura della coltivazione della terra de’ suoi paesi dell’Adria orientale. Per essa, l’Istria, le isole del Quarnero ed i possedimenti dalmati erano colonie d’un certo valore fino a tanto che potevano fornire legname da costruzione navale e marinai. Per conseguenza allo sboscamento seguì lo spopolamento di questi paesi, e l’esodo degli istriani fece largo ad un popolo fuggiasco dalla sua patria. Dagli scarsi documenti relativi all’ agricoltura dei paesi di spiaggia emerge un fatto saliente, ed è che ancora nel secolo decimoquarto e nel decimoquinto si praticavano i dissodamenti, ma all’ uopo, giusta una legge del 1365 bisognava provare con testimoni che il terreno era già prima stato in coltivazione e risai- 1) l’amaro. Città e castella I. 254.