78 Novi schizzi dall’ Adria calare della sera, il bagliore giallastro dei lampioncini, appesi dinanzi alle madonnine cozza coi raggi violacei della luce diurna morente. Il gran numero di codeste ima-gini della B. Vergine, illuminate da lampioncini dà subito nell’occhio. D’esse parla diffusamente il Caprin nella sua elegante opera sì bene illustrata *). Per dire il vero si capisce che i lampioncini non sono là per le Madonne, bensì le Madonne per essi, i quali dovevano servire ad illuminare la città. Identico era il primo metodo d’illuminazione di Venezia. Il monaco tedesco Faber ne parla (1489) nel suo « Evagatorium » nel modo seguente : « In tutti gli angoli ove sono archi, vicoli e vie curve, è appesa una. lampada, ed affinchè non sembri il lume arda per nulla si pone alla parete dietro alla lampada qualche -imagine della B. Vergine e così la lampada si accende tanto in onore della B. Vergine, quanto per comodità dei passanti ». Ecco come i Veneziani, da gente pratica, fecero della Madonna la vigile tutrice dei loro primi lampioni di strada. Ed in vero, non' si poteva escogitare un mezzo più acconcio per tener lontana la rozza plebe insolente, ma bigotta, dai danneggiamenti e dai furti dei lampioncini. Che i nottamboli del medioevo commettessero qualche disordine lo dice un documento pubblicato nell’ « Archivio veveto » dallo storiografo Cecchetti, più volte citato, giusta il quale il Senato nel 1435 avea stabilito un premio di 1000 fino a 1500 lire per chi fermasse i malfattori notturni, devastatori di ponti, di lastricati o di qualsiasi altro bene pubblico. Da lungo tempo Venezia gode d’ una illuminazione ben più splendida : già nel 1732 vi ardevano di notte 843-lampade con una spesa annua di 38,000 lire, nel 1773- 1) Giuseppe Cai/rin. Marine istriane.