JO Novi schizzi dall’ Adria bianco o variopinto, sulla gonna a disegni oscuri, un grembialone di taglio speciale, ed ai piedi scarpe eleganti. Un doppio sacco di tela rigato sopra la spalla, o sul braccio, è il distintivo caratteristico della Breschizza. Il limite meridionale della diffusione slovena è il corso ■della Dragogna fin quasi alle sue origini ; da qui per una linea serpiginosa passa attraverso la Ciceria a sud di Ca-stelnovo, e si spinge fino alle falde meridionali del Monte Nevoso della Carniola. Di là da questo confine pare che tutte le stirpi slave meridionali si sieno date l’appuntamento : in piccoli villaggi ed in casolari dispersi abitano Serbi, Croati, Montenegrini, Albanesi misti a Rumeni fuggiaschi dalla Turchia, assieme con gente della Morea, di Candia, di Cipro e d’altre isole greche. Ecco una congerie di razze e di stirpi sì varie, sì disordinate, e, come dice il Benussi, ancora sì ibride, specialmente a sud del Quieto, che dopo più di duecent’anni, nell’anagrafe ufficiale del 1880, fa registrata, tanto per sbrigarsi, come serbo-croata. Per l’antagonismo fra le due grandi stirpi slavo-meridionali, la denominazione « serbocroati » è una contradizione stridente, come all’ incirca s’avesse a dire : ruteno-polacchi, o borusso-baiuvari. Del resto, mentre qua-rant’anni fa il Coix nella sua « Porta orientale » poteva dire serbi tutti gli Slavi a sud del Quieto, oggidì invece la croatizzazione di tutto questo conglomerato non è se non questione di tempo, anzi in parecchi luoghi è già ■compiuta. Nell’uso comune la maggior parte di questi « Serbocroati » è detta Morlacchi. Nel secolo decimoquinto per Morlacchi s’intendevano quei Rumeni o quelli Slavi, o quella mistura d’ambedue, stanziati nei territori confinanti colla Turchia e poi immigrati verso l’Adria. Essi furono detti anche Yalachi, e dai Turchi : Caravlassi (Ya-lachi neri). Giuseppe Vassilich, come l’Engel (« Allg.