Pirano 83 loro capriccio. Nacquero alti guai, il capitolo sporse querela al Senato veneto, toccando verosimilmente dell’ irreligiosità e dell’ insubordinazione dei Piranesi. Il doge Pietro Gradenigo sentenziò : Le campane furono comperate dai cittadini, quindi potevano sonarle quando e quanto loro piacesse. Duro fu il colpo pei canonici, ma, non volendo assidersi a tavola senza le vivande calde, gettarono di bel novo la corda fuori della finestra ; pur tuttavia l’autorità ecclesiastica non sofferse gran che per questo incidente. Sotto il portico a colonnati del palazzo giudiziale è una pala ornata di fiori, raffigurante S. Giorgio, patrono della città, cavaliere in splendida armatura, dinanzi al quale un pescatore nel costume piranese è in atto di genuflettersi. Cinquecent’anni fa, il 21 luglio 1343 il mare agitatissimo minacciava di inondare la città. Quel pescatore postosi la notte sotto il portico ad osservare con grande ansia la furia delle onde, stanco, fu preso dal sonno, ma per poco, che il muggito del mare lo risvegliò. Ad un tratto, così narra la leggenda, ecco comparire in isplendide vesti un cavaliere col pennacchio svolazzante sull’elmo. Il pescatore ravvisa tosto in lui il patrono San Giorgio, dal quale riceve la promessa della liberazione della città prima dello spuntare del giorno. Il cavaliere sparisce ed il pescatore si riaddormenta consolato. All’alba il mare s’era già ritirato entro le sponde e vi regnava la calma. Esultante il pescatore corse dal podestà Marco Contarmi per raccontargli lo strabiliante avvenimento. Ma il Contarmi, incredulo, gli dice, « amico sognasti, non S. Giorgio fece il miracolo, bensì il vento ». Pronunciate queste parole il podestà perdette la vista, nè la riacquistò se non quando ebbe partecipato alla processione fatta in onore del santo. Parenzo è più ricca di monumenti, Pola ha un pas- 6 *