Il Golfo dell’Arsa ed Albona m S. Ambrogio ebbe un successo inaspettato, poiché fra i suoi scolari ebbe ad annoverare quel Matteo Francovich, che, sotto il nome di Flacius illyricus, divenne uno dei sommi teologi della Riforma, e professore di lingua greca a Tubinga. Un altro, non però si fortunato, seguace della dottrina luterana, pure d’Albona, fu il frate Ubaldo Lu-petina che, fatto prigione in Venezia, fu dannato al rogo. Il dottore in ambo le leggi, Giov. Antonio Battiala di Albona, alla fine del secolo decimosettimo si meritò a Venezia l’appellativo di Cicerone istriano. Albona conta pure il suo storico del secolo decimottavo, il farmacista Bartolomeo Giorgini, diligente raccoglitore di patrii ricordi. Anche in Albona certe faccende non potranno filare diritte come una volta — spira un altro vento ; i chicchi di seme invece di cascare da occidente, volano da oriente, ed i germogli minacciano di soffocare le vecchie piante coltivate — senonchè Albona, memore del suo grande passato, sta là ancora salda nella sua fede, e lo dimostrò anche pochi anni fa, quando appendeva corone lacrimate, ad un suo dotto ed illustre concittadino, al patriotta italiano, al suo podestà del 1848, Tomaso Luciani. Su su aggrappate al monte salgono le scalette delle viuzze, finché ti conducono in cima ad una rupe ove dal bastione domini l’agro albonese, la spianata feconda nutrice della città montanina, che, come riferiva il capitano Nicolò Maria Michiel, vedeva i suoi figli nuotare nel vino e nei cereali. L’occhio vede in fondo Barbana, Pisino, Pedena ed il monte Maggiore, giù in basso a 800 metri di profondità il Quarnero scintillante ; ad un muovere di palpebra scivola, sulle isole di Cherso e di Veglia fino al nebbioso Velebit. Da questo panorama superbo e quasi unico per i suoi svariati motivi, a malincuore ci stacchiamo per non perdere il piroscafo, che già era in vista di Rabaz. Giù di-