144 Novi schizzi dall’ Adria chezze scoperte. Interrogato donde provenisse tanto tesoro gli sfuggi di bocca : il mulino di Valle Blas presso il Canale dell’Arsa. Indi ritiratosi in una stanza attigua depose quelli indumenti; d’allora in poi nessuno più vide le insegne regali dell’ Istria. Questa storia, quantunque abbia del favoloso, involge parecchie circostanze di fatto, in guisa da non potere lasciarla correre inosservata. In vero, «hi la racconta, asserisce d’averla appresa dalla bocca stessa 'del notaio Tommaso Andrea Capponi avvocato in Barbana, l’ospite summenzionato del Bellavich. Il narratore è il dotto canonico Pietro Stancovich di Barbana, membro di più società scientifiche, morto (1852) a più d’ottant’anni. Non s’ha difficoltà a spiegare come il Bellavich non lasciasse più vedere il tesoro, quando si rifletta che allora le leggi venete confiscavano a favore dello stato gli oggetti di valore trovati e punivano severamente chi li nascondesse. L’astuto villico aveva quindi ogni ragione per eludere le incalzanti domande del notaio, per negare tutto e far credere ad una visione del suo ospite preso dal vino. Tuttavia don Stancovich, prestando fede all’indicazione del Bellavich, fece eseguire degli scavi nella Valle Blas, presso il mulino. Vi trovò ruderi di mura, embrici, vasi d’argilla, paviménti musivi e frammenti d’una colonna di casa romana, ma nulla nulla che alludesse alla residenza del preistorico re degli Istriani. Troppo parca fu la storia nel narrarci dell’ ultimo re degli Istriani, del « ferocis ingenti rex » di Livio. Dopo più battaglie perdute, nel 177 della nostra èra, Epulo si trova chiuso nella città di Nesazio da due legioni romane, a lottare disperatamente alla testa del suo esercito decimato. Per vincere la resistenza i Romani privano Nesazio dell’acqua potabile, deviando un fiumicello ; allora gli Istriani pur persistendo nella lotta, uccidono donne e figli; ne scagliano i cadaveri contro il nemico mosso all’assalto,