Pola e Nesazio 151 insieme con suo figlio sull’isola degli Olivi. Crispo, primogenito dell’ imperatore Costanzo mori, qui, in esilio, strangolato dagli scherani del padre. Erano i tempi in cui Pola s’estendeva su sette colli e dicevasi « Pietas Iulia », ma delle dodici porte, dei magnifici tempi, delle ville, dei bagni, dei fori e dei teatri non ereditammo che l’Arena famosa *), due templi, nonché la Porta aurea e la Porta gemina. Sotto i Veneziani, le pietre degli edifici finirono nelle opere fortificatorie o nella città delle Lagune. La chiesa di S. Francesco, oggidì magazzino militare, è interessante per la storia dell’arte ; due finestre gotiche votive ci narrano dei tiranni medievali della città, appartenenti alla famiglia dei Sergi. Nel 1271, la processione del venerdì santo si mutò in un’ insurrezione popolare •contro quell’odiata famiglia, di cui tutti i membri, fino all’ultimo bambino transfugato a S. Francesco, furono tolti di mezzo. Dante ospite dell’Abbazia di S. Michele in Monte, vide Pola dilaniata dai partiti, come tutte le altre città della Penisola appennina, e vide pure « Sì come a Pola jiresso del Quarnaro, Che Italia chiude e i suoi termini bagna, Fanno i sepolcri tutto il loco varo ». Allora l’antico splendore della città era da lungo impallidito, il commercio stesso avendo preso altre vie già sotto i Franchi. Soltanto il commercio degli schiavi fioriva an-■cora. Per molto tempo il porto continuò ad essere l’asilo sicuro delle navi pirate. In fatti, si legge come nel secolo deCimoquarto il patriarca d’Aquileia facesse processare un vescovo di Pola, reo di pirateria, e perchè maltrattava e 1) Prof. C. Cambi. L’anfiteatro di Pola. («Porta orientale»).