150 Novi schizzi dall’Adria della strada discendente fin giù ov’era il porto. Evidentemente Nesazio, sparito dalla carta geografica della provincia appena nel medioevo, era una cospicua colonia romana, in quanto che la via acquea più breve per andare alle isole del Quarnero passava per il porto di Badò distante dodici chilometri da Pola, per quel porto in cui probabilmente facevano capo le navi liburne di Crexa (Cherso), di Curicta (Veglia), di Fulfinium (Oastelmuschio), cariche di prodotti naturali, che poi i negozianti intermediari, smerciavano sul mercato di Pola. Sulla strada da Badò a Pola oggidì si vede soltanto qualche raro carro di campagna, o qualche ufficiale di marina in velocipede, ma allora certo sarà stata battuta da una moltitudine di carri : veicoli goffi, tirati da buoi, con due ruote a disco cigolanti e stridule, come le vedete ancora adesso a Veglia ; veicoli carichi di otri pieni di vino, e carrozzelle coperte come le nostre giardiniere. Era naturale : Pola contava in quei tempi almeno 35,000 abitanti. Ma il passato grandioso di Pola palpita ancora nel-l’Arena, nel tempio d’Augusto e nelle porte di città tanto ben conservate. Senza dubbio Pola, pel suo porto incomparabile, era già in tempi antichissimi un importante scalo delle navi ; persino il mito vi faceva approdare gli Argonauti, e certamente pei pirati istriani fu asilo e covo sicuro, finché il console Claudio, nel 178 prima della nostra èra, rese Pola città romana e fortezza di confine contro gli irrequieti Liburni. Le vie commerciali di primo ordine dell’Oriente romano mettevano a Pola : quella d’Aquileia per Salona alla Grecia, e quella di Boma per la Pannonia. Allora il rezzo e la frescura dei boschi rigogliosi allettavano i signori di Boma a piantare le loro ville sontuose sulle coste frastagliate di Pola. Basparasano re dei Roxo-lani, popolo guerriero sul mar d’Azow, vinto dall’ imperatore Adriano, si ritirò a Pola e dovrebbe giacere sepolto