Capodistria 71 S. Nazario ‘), fondatore del vescovado, è il patrono •della città. Del suo tempo, ossia del sesto secolo, la chiesa più antica è una rotonda, ora ridotta a fienile, simile a quella di Zara. Avendo ogni confraterna l’ambizione di dedicare un tempio al proprio patrono, sorsero in città nientemeno che 52 chiese con 30 campanili. Adesso, le chiese aperte al pubblico sono 14, numero abbastanza rilevante per 9000 abitanti. L’edificio più raguardevole è il palazzo municipale, detto « Palazzo della Ragione o del Podestà », monumento superbo dell’epoca dello splendore di Venezia. Consimile è il palazzo municipale di Portogruaro 2); ma, mentre questo colle sue merlature e coi suoi archi larghi rivela il carattere tedesco della piazza commerciale al Lemene, quello di Capodistria, molto più maestoso, per i suoi archi slanciati, in parte a sesto acuto, ci dà il connubio dello stile romanico col moresco, connubio da cui discende il gotico veneziano. Su d’un cornicione orizzontale a dentelli gravita, tanto nel corpo centrale, quanto nelle torri ai fianchi, una pesante galleria di merli nel cui centro s'erge la Giustizia ; da ciascun orecchione sovrapposto alle torri pende ancora la campana, che chiamava aiYarengo. Il podestà, nominato dal Senato veneto, aveva residenza in questo palazzo ; egli era ad un tempo preside dell’amministrazione provinciale e del tribunale criminale ; ove la strada principale, detta Calegaria, sfoga sulla piazza, si può vedere ancora adesso la bocca del leone per le denunzie secrete. Codeste bocche parlanti unitamente ad un nuvolo di spie, formavano un amminicolo, indispensabile 1) Gedeone Pusterla S. Nazario. Memorie storiche con note e cronologie. Capodistria 1888. 2) Giuseppe Stradner. Novi schizzi dall’Adria. Da S. Marco -a S. Giusto. Trieste. Schimpff 1903. Pag. 92.