Parenzo 123 su per giù corrisposto alla descrizione del geografo arabo del secolo dodicesimo Abu-Abdallah-Moham-med-al : Città popolata e fiorente con molte navi belliche e commerciali nel porto. Lo splendore e le ricchezze dovevano però ben presto sparire, poiché nel 1354 i Genovesi, entrati in guerra con Venezia, penetrarono nell’Adria, ed insieme con altre città distrussero anche Parenzo. Le case saccheggiate ed arse si ricostruirono, e la pittura della città rinnovata la troviamo ancora nella « Beschreibung und Contrefactvir der vornehmsten Stadte der Welt », Còlln 1B74 4). Dovendo tutte le navi, in viaggio da Venezia per il levante, toccare Parenzo, la signoria di S. Marco fece costruire un faro (1403) sull’ isola di S. Nicolò 2) e sei anni più tardi una grande cisterna in piazza Marafor. Ma la città parve ■dannata al decadimento. Già nel 1360 la peste ridusse a metà gli abitanti, poi, ricomparsa più volte, Parenzo nel 1580 non contava più di 300 persone. Per le vie cresceva l’erba. 1 campi ed i giardini intorno al pomerio della città, convertiti in sterpeti inabitabili, furono preda della malaria. A ripopolare quelle campagne Venezia chiamò Dalmati da Zara, Morlacchi, e Greci di Candia 3). Ciò malgrado fino al tramonto della Repubblica in tutto il distretto di Parenzo non si contavano più di 3000 abitanti. Sotto il dominio veneto i vescovi continuarono a portare il titolo di conti ed avevano la giurisdizione civile sul Castello d_’ Orsera ; senonchè anche per loro e per le fraterie i bei tempi erano tramontati. Il popolo immiserito, non aveva che a levar lamenti sull’ ingordigia dei monaci, e perciò vediamo (1628) il podestà querelarsi presso il Senato contro i frati di S. Nicolò, perchè, invece d’ abitare (1) Bibliografia istriana. Capodistria 1864. Pag. 29. (2) Atti e memorie della «oc. isti1. 1889. Pag. 413. (3) Benussi Liturgia slava. Pag. 55 e .56..