Pirano 77 soltanto in Italia, ina anche a Praga alla corte di Carlo VI. Dopo una gioventù piuttosto agitata, ritiratosi a Padova, diresse per più di 40 anni la scuola di violino da lui stesso fondata, nè volle più staccarsene, nemmeno quando la corte d’Inghilterra lo invitò a dare un concerto a. Londra. Invece, ecco un bel giorno, così si racconta a Pirano, comparire a Padova il primo virtuoso di violino di Londra, il quale sfida il Tartini ad un pubblico certame musicale. La sala era stipata di gente e gli animi molto tesi. Sicuro della vittoria l’Inglese lasciò la precedenza al Taitini, il quale dato di piglio al suo istrumento e strappategli tre corde, suonò sulla quarta sì mirabilmente, che il pubblico andò in visibilio ; stupefatto 1’ Inglese spezzò sul ginocchio il suo violino, giurando di non usar più l’arco in vita sua. Se poi abbia mantenuto il giuramento, a Pirano non si sa. Per quanto i Piranesi vadano superbi del loro Tartini, pure l’ornamento principale di piazza Tartini non è la casa natale di lui, sì turpemente restaurata, bensì la graziosa casetta d’un filosofo ignoto, che, al di sopra del terrazzino gotico, leggiadro quanto nessun altro del Canalazzo, fece scolpire il moto sprezzante: « Lassa pur dir ». Per chi abbia sentimento pittorico la vetusta città si presta egregiamente a suscitare una quantità di motivi artistici. Entro alle anguste viuzze si resta incantati ora dinanzi ad una testolina raffaellesca circonfusa dallo sfondo oscuro d’una finestra, ora dinanzi a modanature e cornicioni antichissimi, ora dinanzi ad una casa patrizia in veste sgualcita, le cui finestre, appannate dall’età, fanno coi loro tondi ad umbilico tanto d’occhi trasecolati ; scalinate di pietra e terrazze, sottoportici e solari, campielli ed androne sbattono in mille guise la luce per digradarla fino all’ombre più dense, talvolta di repente fugate dalla luce argentina, che per una cale prorompe dal mare. Al