Il Golfo dell’Arsa ed Albona 177 Sotto il vessillo di S. Marco Albona si guadagnò il titolo di « fedelissima » ed ancora adesso sente fino nel fondo dell’anima la sua italianità. Come la maggior parte delle città istriane, anch’essa ha la sua loggia testimonio dell’antica libertà municipale, fregiata del leone di San Marco, simbolo di Venezia protettrice. Le viuzze, tutte di lastrico, salgono e scendono a gradinate e qua e là mettono in mostra qualche muro anteriore al dominio veneto, prova della prepotenza dei battaglieri patriarchi d’Aquileia. In un viottolo appartato si scorge un arco di finestra con fregi a scacchi, e sotto il davanzale largo spiccano i mo-dioni raffiguranti teste leonine di stile romanico. In Albona, ben più antiche delle mura sono le tradizioni, fra le quali la più viva è quella che ricorda la prima invasione degli Slavi nell’ Istria. L’avvenimento risale al principio del settimo secolo. Contro le orde selvagge pugnano da eroi Albona, Fianona, Pedena, Pisinvecchio, Verino ed un villaggio presso Cosliaco. Soggiaciono ; le loro mura sono atterrate, a mille a mille i cadaveri boccheggiano al suolo e l’Arsa corre sanguinolenta. Ciò malgrado gli Slavi non vi prendono salde radici e si giunge fino all’ottocento e venti prima che i Croati occupino veramente il territorio albonese. Pure tuttavia la città conserva il suo diritto politico romano e per esso combatte poi contro i conti franchi di Pisino e contro il potente patriarca d’Aquileia. Il patriarca finisce col sottometterla, permettendole però di reggersi come prima secondo il proprio statuto. Come a Venezia ed a Bovigno, così anche ad Albona le famiglie patrizie formano il Consiglio maggiore della città. Alla fine del secolo decimottavo sono ancora undici. Lo statuto, di cui l’ultima codificazione data dal 1341, contiene parecchie disposizioni notabili : Chi ruba « si appichi al collo in maniera che muoia ». Però i ladri di cavalli paghino il sestuplo del valore dell’animale e nella recidiva