18 Novi schizzi dall’Adria pascoli intorno a Trieste, di tagliare e di bruciare legna e di dissodare i terreni. In questo documento i Rumeni sono chiamati « Chichii », Cici. Questo decreto spiega la scomparsa dei Cici dal territorio di Trieste, purché s’ammetta la rigorosa osservanza della proibizione in esso contenuta. Del resto anche il Bidermann ammette l’esistenza di elementi romanici, insediatisi già in tempi remoti, di stirpe celto-ligure, e più tardi rinforzati da gente di Dalmazia. Tuttavia egli non vuole vederli scambiati coi Cici. Il Miklosich si pronuncia contrario all’opinione che i Rumeni dell’ Istria si sieno formati dalla fusione d’ un elemento paesano con coloni romani, essendo la loro lingua troppo affine a quella dei Rumeni della Dacia e della Macedonia. A suo avviso i Rumeni dell’ Istria derivano dalla patria primitiva dei Rumeni, il mezzogiorno del Danubio. Forse già prima del secolo decimoquinto arrivarono in territorio serbo a piccoli gruppi come pastori nomadi, e, diretti a settentrione, traversando regioni croate pervennero nell’ Istria. L’ Urbas inclina all’opinione i Cici essere entrati in paese contemporaneamente ai Morlacchi, e nel 1650 un parroco di Pinguente scriveva che i Morlacchi del Carso hanno una lingua simile alla latina. Per lo Spincic,. la patria dei Cici, prima della loro immigrazione nell’ I-stria, fu la zona delle propaggini del Yelebit, ossia il paese limitato daH’Unna, dal fiume Yerbas e dal mare. Lo Spincic fa derivare il nome « Cici » dalla parola slava « Cica » (cugino) colla quale i Cici stessi si scambiano il saluto. Secondo 1’ Urbas l’elemento istriano-rumeno contiene non soltanto elementi linguistici slavi, ma anche bulgari in abbondanza. La strana infiltrazione bulgara sembra si sia conservata nei Cici di Castelnovo, quantunque il rumeno sia da lungo tempo sostituito dal croato. Per intendersi coi Cici, il capocomune di Castelnovo si serve d’una. grammatica bulgara, almeno così mi fu raccontato dal