l’entrata dell’ITALIA IN GUERRA 23I Le soussigné a l’honneur de faire connaître, en même temps, à Son Excellence le Ministre des Affaires Etrangères que les passeports seront mis aujourd’hui même à la disposition de l’Ambassadeur Impérial et Royal à Rome et il saura gré à Son Excellence de vouloir bien lui faire remettre les siens. Il telegramma contenente la dichiarazione di guerra era stato preceduto da un telegramma ad Avarna di Sonnino, il quale avvertiva l’ambasciatore che il di seguente, sabato, gli sarebbe pervenuta una comunicazione che doveva essere consegnata immancabilmente da Avarna a Burian, o, in sua assenza, ad un suo sostituto, nella giornata del 23. Avarna prese, dunque, un appuntamento per domenica 23 maggio. Mi raccontò poi Cerruti, (1) allora consigliere del-l’Ambasciata a Vienna, che al Ballplatz si speculò sul contenuto della comunicazione; si dubitò di quella che era la verità, ma Burian fini col dire : « Un Governo cattolico non dichiara la guerra nel giorno di Pentecoste », che ricorreva in quella domenica. Mi venne anche, poi, riferito, che mentre Avarna leggeva la dichiarazione di guerra a Burian, entrava nel gabinetto Merey, che “investi” Avarna dicendogli che aveva informato male il suo Governo; al che Avarna rispose che egli non era un impiegato imperiale e reale ma l’ambasciatore d’Italia. Ma questa notizia non mi venne recata a Roma (1) Vittorio Cerruti, poi ambasciatore d’Italia.