228 l’entrata dell’ITALIA IN GUERRA gere la mano a Salandra e a Sonnino, vidi acciaccato nel corpo, ma con la testa alta, valida, spirituale di finezza toscana, Francesco Guicciardini, discendente dall’antico, mentre prorompeva nelle tribune, ove si trovavano Hortis e Pitacco, l’inno di Mameli. Qui, fra tanti episodi minori, mi limito a riportare un documento caratteristico nella sua ingenua semplicità cortese e cordiale (?). Si tratta di una lettera dell’arciduca Lodovico Salvatore d’Austria, del ramo di Toscana, (i) indirizzata a Salandra, e che Salandra rimise a Sonnino a metà maggio. La lettera, scritta in italiano, è del seguente tenore: All’onorevole Antonio Salandra Presidente del Consiglio dei Ministri d’Italia. Vorrà perdonare il mio ardire se oso farle una domanda. Venuto qui nello scorso agosto mi sono occupato questo tempo di un lavoro sulle frasi vezzeggiative friulane, delle quali quella lingua abonda e che già sotto i torchi sto per ultimare. Desidererei sapere se crede che possa senza pericolo dall’altro lato del-l’Isonzo tuttavia restare qui qualche tempo per condurlo a fine. Se nella sua gran bontà mi volesse fare pervenire (i) Lodovico Salvatore, Maria, Giuseppe, Gian Battista, Domenico, Ranieri, Ferdinando, Carlo, Zenobio, Antonio, figlio del granduca Leopoldo II e di Maria Antonietta principessa delle Due Sicilie, nato a Firenze (1847), proprietario del 58° Reggimento di Fanteria, Membro onorario dell’Accademia imperiale delle Scienze e dell’Accademia delle Scienze di Boemia.