IL CONVEGNO DI SAN GIOVANNI DI MORIANA 131 Scialoja, né tanto meno alla questione dell’Asia Minore. In Francia ci hanno detto che le simpatie per l’Italia sono attualmente scarsissime, specie nelle masse. In conclusione il negoziato per l’Asia Minore si presenta irto di gravissime difficoltà perché noi manchiamo di preventivi accordi precisi né abbiamo più da far valutare nostri atti come la dichiarazione di guerra alla Germania o il concorso a Salonicco; perché le nostre ripetute negative in questioni di mano d’opera, dissensi per la questione greca, assenze nei Consigli degli Alleati ci hanno creato un ambiente di freddezza; perché non si vede che cosa noi possiamo ora concedere per facilitare il negoziato stesso. Forse la più forte arma che ci rimane, ma di cui occorre usare con la massima prudenza, è la minaccia della uscita di V. E. dal Ministero, la quale però, se effettuata, peggiorerebbe evidentemente, anche per lo stesso negoziato, la situazione dell’Italia. Scartando la Russia, che, bisognevole di tanto soccorso franco-inglese, può esercitare una pressione ben scarsa a nostro favore, l’azione inglese per Mer-sina e Adana si urta contro l’accordo che l’Inghilterra ha già firmato con la Francia; la problematica pressione della Francia sull’Inghilterra per Smirne si urta alla situazione creata all’Inghilterra con la cessione di Alessandretta. La posizione di isolamento dell’Italia è evidente e rende il negoziato anche più duro. Di questa posizione di isolamento è nuova riprova il progetto di spedizione franco-inglese in Palestina di cui Saivago Raggi garantisce l’autenticità,