130 IL CONVEGNO DI SAN GIOVANNI DI MORIANA L’opinione pubblica inglese non avrebbe infatti mai perdonato ad un Governo che, cedendo Smirne, aveva alienata l’unica possibilità che restava all’Inghilterra per avere uno sbocco nell’Egeo, a cui aveva già lavorato da tempo, stabilendo dei diritti quesiti con la sua ferrovia. Benché non me l’abbia detto esplicitamente, ho creduto ritenere che l’idea di Cler\, il quale era malato quando si negoziarono e conclusero gli accordi franco-inglesi per l’Asia Minore, sia quella di far cedere dalla Francia Alessandretta all’Inghilterra, perché questa possa soddisfare, data tale ipotesi, le aspirazioni dell’Italia. Intanto, ogni giorno si hanno nuove prove della maggiore cordialità franco-inglese. Leggemmo sui giornali di Londra dichiarazioni, discorsi e interviste di Lloyd George e di altri personaggi che dànno l’impressione che nell’alleanza non vi è altro, ma vi è di attivo, che Francia ed Inghilterra. A Londra prima, a Parigi poi, avemmo notizia del viaggio di Bissolati e della lettera di S. E. Boselli al signor Briand. Bissolati dichiarò a Parigi che egli era incaricato di parlare della questione dell’Asia Minore. Pare che a Londra egli non lo abbia fatto; e che a Parigi, parlandone, abbia trovato un reciso rifiuto di rivedere gli accordi francesi per Mersina e Aduna, e minore resistenza invece per le nostre aspirazioni settentrionali. In questo senso il signor Briand rispose al ministro Scialoja. Né il Re d’Inghilterra né il signor Poincaré accennarono a questioni politiche italiane con il ministro