INTRODUZIONE XXXI non d’altro colpevole che d’obbedire ai genitori; angoscia e rimorso, amore e vergogna gli tempestano nell’animo; e “cadde sulla sua faccia, sul letto, muggendo come toro ferito nel cervello.” La domenica seguente, mentre egli fugge lontano, sul suo cavallo, lungo il molto risonante mare ( e ci ricorda Achille, piangente per un uguale dolore ) e lasciato il lido, s’inoltra in un viale di pioppi, ma l’ombra d’una madre col bambino in braccio, proiettata non si sa donde, s’intrica a’ piedi del cavallo, che s’impenna e lo getta a terra tramortito; — in quel medesimo mattino, la mite e dolorosa principessa assiste gelida, cerea, al suo rito nuziale. Passa del tempo. In lei il sentimento del suo decoro di sposa cancella fino il ricordo del suo dolce passato; Bosdare rimane, per lungo tratto, nell’ombra, mentre si matura il fato oscuro e tragico che l’annienterà. E, a questo punto del poema, non c’ è forse più nessuno dei lettori che ricordi Olimpia, la bella cugina di Serafina, colei che Bosdare sottrasse agl’ insulti del Turco, e li vendicò, per lei soffrendo l’esilio. Da quella sera ella s’è ritratta nel suo palagio, e il poeta non s’è più occupato di lei ; non s’è fatto, a proposito di lei, la domanda: A quoi rêvent les jeunes filles f Ma non 1’ha dimenticata; e al momento opportuno, ripresentandocela, lascerà che noi stessi ci domandiamo: quel cuore di fanciulla, che si vide salvata da Bosdare — il figlio d’ un nemico; — che lo seppe esule per lei, bandito per lei ; quel cuore di fanciulla, potè, da quella sera, avere altro pensiero che per il suo salvatore? E la gratitudine non dovette, nell’anima sua, colorarsi d’ un caldo riflesso d’ amore ? Tali cose il poeta lascia a noi il pensarle. L’arte sua, in quest'ultimo poema specialmente, è fatta cosi: lumeggia, quando il nume lo investe, questo o quell’ episodio della vita, ma non indaga, né s’indugia a trattare gl’impercetti-