XXVIII INTRODUZIONE ultimo del De Rada eh’ è, salvo notevoli aggiunte, un rifacimento del poemetto giovanile “ I Canti di Serafina Thopia ” cui già abbiamo accennato. In quel poemetto, il De Rada era rimasto fedele alla forma auto-biografica, inaugurata nel Milosao, e ciò perché le sue condizioni di spirito, in quell’epoca, gli impedivano di uscire fuori di se stesso, e di foggiare caratteri o fingersi sentimenti diversi dai propri. E il personaggio di Serafina non fu che la solita trasposizione dell’ io deradiano, e. quella volta, in un personaggio femminile, perché dato l’impegno del Poeta, di accoppiare lo sfogo lirico della sua passione con la celebrazione dell’Albania eroica del secolo XV, egli senti tutta l’assurdità d’ una finzione che avesse attribuito i moti d’ un’ anima come la sua, allora cosi ricca di languida sentimentalità, a uno di quegli acri commilitoni di Skanderbegh, non certo più pervi all’ humanitas e al sentimentalismo, d’un Ali di Tepelen, o, se vi piace meglio, d’un Issa Boletinaz. E cosi, quando il poeta, nella già tarda vecchiaia, volle, prima di morire, lasciar congiunto in un corpo talune delle sue disiecta membra, e concepì e collegò in unica cornice quelle sue concezioni ch’egli intitolò, in italiano. Uno specchio d’ Umano Transito 1 ( forse occorrendogli alla mente il dantesco “ vivi — del viver eh’ è un correre alla morte, ”2 che potrebbe, scolpito sul poema, suggerirne benissimo l’intonazione e lo scopo ) ; la creatura centrale di questo poema fu di nuovo Serafina Thopia; ma dell’antica forma autobiografica non rimasero più che poche canzoni della protagonista, intercalate nel poema. In questo, la tela si allarga e l’azione si delinea 1 * G. d. R. Poesie Albauesi. voi- II. ( non si sa quale il P. considerasse come toI. I. di questa edizione*, forse disegnava una nuova ristampa del Milo-aào ). Uno specchio d'Umano Transito. Napoli, Di Gennaro e Morano, pp. 137 in 8. — Ext. nella Naz. di Napoli ( u Libreria Calabra ” ). * Purg. XXXIII, 53-4.