INTRODUZIONE xvn Rada non mancò il plauso di molti patriotti. Giuseppe De Cesare “ principe dei liberali di Napoli ” allora Intendente a Bari,1 gli scrisse: “Caro De Rada, voi siete l’unico vero patriota, voi solo avete salvato il Regno.” Il Generale Gabriele Pepe gli lasciò presso il guardaporta il suo biglietto di visita. Ma a molti altri venne in diffidenza. Il De Rada vide che di lui s’e-rano offese pur molte anime elette, come la Guacci Nobile, che appena lo rivide: “Avete, De Rada, — gli disse — ferito la patria nel cuore.” Egli le rispose di aver voluto togliere alla reazione il pretesto degl’ insorgimenti nelle provincie, fuochi fatui eh’ essa sapeva di potere spegnere agevolmente ( IV, 22 ). Ma quella sua condizione dolorosa, di non potere ormai più dire il vero che sentiva nell’ animo senza urtare connazionali, compagni, congiunti, gli fece sentire il bisogno di appartarsi, di lasciare definitivamente la capitale, e ritornarsene al cheto asilo natio, al vecchio padre, dopo dieci anni di assenza. E cosi si chiuse tutto un ciclo della sua vita, quello che più importa al critico, quello in cui, come dice il De Sanctis, “ nello spirito c’ è un movimento ascendente che lo educa e gli dà una forma, e quando l’uomo è formato con tali opinioni e sentimenti e abitudini, tutto quello che gli vien dopo, non gli s’incorpora, ma gli si soprappone.” 2 E il De Rada in più che mezzo secolo di vita che gli rimase, e eh’ egli trascorse, appartato dal mondo, segregato da tutte le correnti non pur della vita ma del pensiero, non altro fece che maturare in solitudine quei germi e quelle teorie da lui accolti in giovinezza; e la sua produzione poetica non fu più, si può dire, che una lunga e indefessa rielaborazione di sue creazioni anteriori, solo integrate, qua e là, di nuovi canti. ! Su Giuseppe De Cesare cfr. la densa nota 5 del Croce alle Lezioni del De Sanctis sulla Letteratura Italiana del tee. XIX, ed. cit. p- 192. a Cfr. Nuovi Saggi Critici, p. 411. (Napoli, Morano). A* - 108