XXXVI INTRODUZIONE de la fiction, c' est le plan de la Providence, au lieu de celui du Poète, — non solo egli lasciò qui la forma autobiografica, forma che comporta, come ha osservato recentemente il Croce a proposito delle Confessioni d'un Ottuagenario del Nievo, una elasticità che fa perdere al lavoro d’arte ogni limite e configurazione ;1 ma seppe creare, accanto ai protagonisti, una folla di personaggi, ognuno dei quali dice la sua parola, compie il suo gesto, cede ad altri il suo luogo, dilegua ; secondarie figure che servono a dar piena ed intera l’illusione della vita, colta nella sua realtà, senza orpello, senza apprêt: qualcosa che ravvicina l’arte deradiana di alcune di queste pagine al probo naturalismo scandinavo e russo, in fiore negli ultimi giorni del Poeta. Non entra nel quadro di questa notizia, ed altri l’ha già studiata diligentemente nella sede opportuna,2 la lunga attività spiegata dal De Rada, dal 1830 al ’900, come apostolo dell’ idea nazionale albanese, cui diede opera prodigiosamente attiva e feconda d’insegnante, di grammatico, di filologo, di giornalista. Ed è indagato in più ampio lavoro, da cui queste pagine son ricavate o riassunte, a che punto si trovasse la poesia in Italia quando il De Rada venne ad unirvi la sua voce, e ciò eh’ egli conobbe, e ciò eh’ egli utilizzò del grande movimento romantico, che pure determinò 1’ essenza stessa e i caratteri più salienti della sua poesia. Il De Rada chiuse la lunga candida vita, tutta intessuta di sogni generosi, di sacrifizi per l’ideale e di tremendi dolori familiari, in atroce povertà e solitudine, il 28 febbraio 1903. Palermo, gennaio 1917. Vittorio G. Gualtieri 1 Cfr. La Critica, vol. X. pp. 416-17. * Cfr. Marchianò, o. c.