XVI INTRODUZIONE il loro spirito aristocratico rifugge. Cosi non ci meraviglia ch’egli abbia rinnegato la Libertà, quando da presso la vide, o credè di vederla, in quel torbido periodo della vita napoletana, che si chiuse con la tragica giornata del 15 maggio 1848. — Tutto il IV libro della sua autobiografia è dedicato alla rievocazione viva, animata e precisa della parte eh’ ei prese, e della impressione che subì di quegli avvenimenti ; e il quadro che egli ne traccia, concorda pienamente, con quello lasciatone dal Settembrini nelle Ricordanze. Rileggiamo il Settembrini: “ Tutti chiedevano, e i modi del chiedere erano furiosi, osceni, pazzi.... Uomini che parevano ubriachi pretendevano tutto per forza, credevano la libertà un banchetto, a cui ciascuno dovesse sedere e fare una scorpacciata____ era un’ anarchia brutta. ” 1 Il De Rada n’ebbe nausea; e allora volle fondare un giornale “ che separasse il bisogno della patria da quel- lo dei chiedenti una mercede.... I suoi mezzi erano pochissimi, ma baldo costituivamo la Rettitudine ” ( IV, 7 ). E usci, “ in povera carta e vecchi caratteri ” l’Albanese d'Italia, che egli “ tirò innanzi solo, con unico collaboratore Nicola Castagna2 studente abruzzese.... Come lui, questo giovane dava l’opera sua alla patria senza pensiero di compenso ” ( ibidem ). E su quel giornale, dopo gli eccessi del 15 maggio, egli “ stese una narrazione del fatto viva, veridica, piena di luce, ma franca in faccia ai vincitori cui ei non ubbidiva.” Quella narrazione “ si diffuse come un’ acqua fredda sulle calde menzogne portate nelle provincie ” e al De 1 Op. cit. I, cap. XVII, p. 282. 1 Questo Castagna fu avvocato e letterato, autore di molti lavori giurìdici, storici, filologici; il De Gubernatis, nel Piccolo Dizionario dei Contemporanei l Roma, Forxani, 1895 >, lo dà nato nel 1823. Nel Mazzoni, L' Ottocento. p. 1373, figura “vissuto dal 1819 ài 1887 ” ma in Quest’ultima data deve esserci uno sbaglio di stampa ( forse per 1897 ) perché nel 1895, data del Dizionario dei D. G. doveva esser vivente per potervi essere incluso; e d’ altronde, nel 1894 scriveva il Proemio all’opuscolo dantesco di G. De Cesare “ Note a Dante " nella Collezione del Passerini ( n. XIII ).