LIBRO Q_U INTO. 259 va l’emergenze di Caftro, dove non fupplendo il Duca a’ pagamenti dovuti a Montifti, Innocenzio affifsò l’animo a farne l’acquifto, non vedendo da qual parte poteife venirgli difturbo. Accade nell’ iftelfo tempo, che il Vefcovo di quella città , eletto contra il gufto del Duca , fù uccifo per viaggio, Vefttvt'Ji mentre andava alla fua reiidenza : onde il Papa fulminò cen- c^rtmu/' . * CtJO y Irle'Im fure contra chi perpetrato havelie sì enorme delitto, e rac- tre va alla colte in fretta poche militie, mandò il Conte David Vidman ad occupare la città fteifa di Caftro. Gli riufcì tutto felicemente , e con efempio d’infolita feverità fù ella occupata non folo,. ma demolita, rimovendo da gli occhi di Roma quel CaJfrt t luogo fempre molefto a’Pontefici, & infcfto a’loro congiun- dimoiti». ti. Publicò Innocentio, che per certo tempo farebbe dalla Camera detenuto quello ftato ad hipoteca de’ creditori, a’ quali dalla fteifa fi pagherebbero i cenfi, potendo in quel termine i Farnefi ricuperarlo.. Il Goffredi favorito Miniilro del Duca prefente non meno di quello fulfe flato del Padre, tentò veramente con deboli truppe d’invadere Io Stato Ec-clefiaftico,, e portarvi foccorfo j ma incontrato , e battuto a' primi palli dal Marchefe Luigi Mattei, convenne ritornarfene con grave percoifa* Con ciò fatto criminale dcll’avverfa fortuna r il favore cangiatofi in colpa, fù egli in Parma publica- lJOtJfrtJi mente decapitato , imputandofcgli a delitto alcune fue attioni r vieni deca-eh’ erano durante il favore pallate impuni tra le adulationi, e gli applaufi . In particolare fù divulgato reo della morte del Vefcovo di Caftro, e col fuo gaftigo credè il Duca r benche vanamente r di placare il Pontefice . Era coftui nato bafsa- Ce„j{t;e. mente in Provenza 5 poi poftofi al fervitio del Duca Odoardo, ne , / f»t‘ non fi sà con quali arti, poiché delle buone mancava ,. s’impof- c^fredi. fefsafse dell’ animo altiero di quel Principe j fé non inquanto pafsano nelle corti con miglior forte i difetti del vitio, che gli atti della virtù. Con arbitrio afsoluto lo godè finche vifse, e continuò col fuccefsore in autorità 3 finalmente provò, che LaPtub. il favore è un folo ufufrutto, che fé non termina con la vita di blita Vene-chi l’impartifee, è per lo più come ufurpatione punito . La Re- fi publica temendo di nuove agitationi, portò alluna parte y & tl #*•»-all’altra infinuationi di quiete , e le riufcì con facilità perfuader- ©*7-’ di1 la j perche il Pontefice contento di haver fenza rumor confegui- Parma • R 2 to