LE CATTEDRALI VESCOVILI 107 A Venezia, dove si sperava che, collo stanziamento del vescovado in fortezza, sarebbe rinato anche nei cittadini il buon volere di trasportare le loro abitazioni lassù, l’opposizione del vescovo tornò oltremodo dolorosa (1). Ma finalmente si finì col persuadersi che l’artificioso trasporto della cattedrale non poteva bastare ad ismuovere l’animo dei Retimiotti : e il 27 febbraio 1588 fu permesso che, pur restando il duomo in fortezza, venisse costruita una cappella latina per i bisogni del vescovado anche nella città vecchia (2). La nuova chiesuola non fu edificata ; bensì si continuò ad officiare quella di S. Caterina; finché il vescovo Luca Stella ebbe acquistato il terreno per la fabbrica di un tempio più vasto; e ricorse a Venezia per ottenere che al vescovado di Retimo venisse unito anche quello di Milopotamo, ed in tal modo si potesse sopperire anche ai bisogni di tali lavori(3). La chiesta annessione venne concessa solo qualche decennio più tardi, nel 1641. Della questione del duomo invece più nulla sappiamo: e tutto (a credere che il vescovo continuasse a funzionare in S. Caterina. Di questa chiesa nuli’ altro ci consta, se non che doveva essere situata nei pressi del luogo ove recentemente i nostri Francescani eressero la chiesa di S. Antonio <4). Ma non ne resta alcun avanzo. Il duomo in fortezza poi, malgrado le belle frasi dei magistrati veneti, doveva essere ristrettissimo di àmbito e semplicissimo di forme : miserrimo tra le già troppo misere chiese latine di Creta. Nelle vedute e nelle piante venete della fortezza, esso apparisce nè più nè meno di una delle comunissime chiese cretesi, ad unica navata, di pianta rettangolare absidata, con volta a botte. Distrutto dai Turchi, fu edificata sulle sue rovine la moschea Sultan Ibrahim. Sitìa. — Nel mezzo dell’antico castello di Sitìa fin dai primi tempi del veneto dominio ebbe ad esistere una chiesa, dedicata al glorioso patrono della Repubblica. Ma da quando, nel 1566, il vescovo Sitiense Gaspare Viviani richiese al rettore Francesco Priuli di poter trasferire nella capitale del territorio la sede del vescovado, la piccola chiesa fu adibita a duomo latino di tutta intera (') V. A. S.: Senato Secreti, LXXXV, 142. (*) Cfr. la veduta di Retimo del Corner (XXVII. e.), (2) Ibidem, LXXX1V, 121. ove la chiesa parrebbe a navata longitudinale incon- (3J V. A. S.-.Dispacci dei prov. da Candia: 27 feb- trata da un transetto coi cupola all’incrocicchio, braio 1613.